Datalogic, «guerra» a Bologna

«No ai licenziamenti»: i dipendenti protestano nella sede centrale
Il corteo dei dipendenti di Datalogic ieri a Lippo di Calderara (foto Silvia Boschiero
Il corteo dei dipendenti di Datalogic ieri a Lippo di Calderara (foto Silvia Boschiero
 
La protesta dei lavoratori della Datalogic di Quinto è arrivata ieri fino a Bologna, dove ha sede la multinazionale presieduta da Romano Volta, fondatore dell'azienda al quale gli operai sono andati a fare una visita pacifica fin sotto casa. Bloccata per ore la strada di fronte alle sede, dove si sono radunati 350 dipendenti provenienti da tutti gli stabilimenti Datalogic d'Italia, in sciopero.
 Il bilancio della giornata è sicuramente positivo secondo i rappresentanti della Fiom di Treviso, giunti in corriera insieme a 80 lavoratori trevigiani a Lippo di Calderara, dove ha sede la Datalogic, azienda decisa a chiudere lo stabilimento di Quinto di Treviso tagliando così in un sol colpo 146 posti di lavoro. «Chi non è potuto venire è rimasto a occupare la fabbrica di Quinto - spiega il segretario della Fiom Elio Boldo - Lo sciopero in azienda è stato massiccio in tutte le sedi. Hanno incrociato le braccia anche gli impiegati, ovviamente preoccupati per il loro futuro. Non è detto infatti che ai tagli di Treviso non ne possano seguire altri a Bologna o a Teramo». I lavoratori si sono dati appuntamento fuori dai cancelli del quartier generale della Datalogic, fermando per alcune ore il traffico che attraversa la zona industriale. Una manifestazione chiassosa ma pacifica, culminata con i fischi lanciati verso gli uffici dei dirigenti, decisi a non offrire sconti sul pesante piano di riorganizzazione del gruppo italiano leader nella produzione di lettori di codice a barre. «Non siamo stati ricevuti da nessuno né abbiamo raccolto segnali di apertura - racconta Boldo - del resto dal nostro ultimo incontro a Treviso non sono arrivate buone notizie. L'azienda crede di poter andarsene facilmente su due piedi, ma anche grazie alla partecipazione di tutti i lavoratori del gruppo abbiamo dimostrato che la strada sarà piena di ostacoli». Il fuori programma lo ha offerto la delegazione trevigiana, che nonostante la pioggia battente si è diretta verso i colli bolognesi dove abita Romano Volta, presidente del gruppo, in quel momento assente ma al quale i lavoratori hanno lasciato alcuni cartelli appesi fuori dall'uscio di casa. «Siamo tutti convinti che, seppur in modo pacifico, la protesta possa dare i suoi frutti - dice Andrea Bortoluzzi, delegato Fiom in Datalogic a Quinto - non siamo disposti infatti ad accettare i licenziamenti e continueremo a difendere i nostri posti di lavoro».  La manifestazione ha anticipato il tavolo di confronto organizzato per oggi a Roma dai ministri Maurizio Sacconi e Paolo Romani, che incontreranno azienda e sindacati. Sacconi, appresa la notizia della chiusura dello stabilimento trevigiano, ha convocato le parti per fare chiarezza sulle motivazioni che hanno spinto l'azienda a delocalizzare parte della produzione in Vietnam: l'azienda non mostra segnali di crisi, con utili e fatturato in crescita.

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