D’Alpaos pronto a lasciare «La diga è indispensabile»

La protesta del presidente della commissione regionale dopo il voto del Consiglio «Lo sbarramento a Falzè è necessario per salvare dalle piene il Basso Piave»
Di Andrea De Polo

SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA. D’Alpaos contro tutti. L’ingegnere bellunese, classe 1943, sembra essere rimasto l’unico a difendere il progetto di una diga sul Piave a Falzè. Lui ribadisce la necessità dell’intervento per salvare dalle piene i territori del basso corso. Ha messo d’accordo tutti i sindaci del Quartier del Piave, compatti nel votare mozioni e interrogazioni contro la diga. La Regione, che pure lo aveva incluso nella commissione grandi rischi dopo l’alluvione del 2010, ora si è espressa quasi all’unanimità contro il progetto di sbarramento sul Piave. E lui giura: «Sono pronto a lasciare la commissione D’Alpaos-Casarin». L’ingegnere di Pieve D’Alpago, oggi professore ordinario di idrodinamica a Padova, ha appreso con grande scoramento che il consiglio regionale ha approvato quasi all’unanimità l’ordine del giorno di Laura Puppato, capogruppo del Pd. Un solo voto contrario. Con questa mossa, Venezia respinge l'ipotesi progettuale che prevede la realizzazione della diga di Falzè di Piave. «Mi riservo di vedere le motivazioni del Consiglio – commenta Luigi D’Alpaos – ma sono pronto a lasciare la commissione che porta il mio nome», riferendosi alla D’Alpaos-Casarin, voluta da Luca Zaia nel 2010 assieme alla Grandi rischi, dopo l’alluvione che aveva messo in ginocchio il Veneto occidentale e in particolare la provincia di Vicenza. Non solo: D’Alpaos, al momento dell’intervista, non sapeva ancora che la Regione ha dato udienza per oggi al suo acerrimo nemico, Adriano Ghizzo, presidente del Comitato antidiga di Sernaglia della Battaglia. La frattura con Venezia sembra a questo punto insanabile. D’Alpaos, lungi dal fare un passo indietro sull’idea della diga, sostiene che chi si oppone al progetto dell’invaso lo faccia solo per calcolo politico. «Chi parla con me, deve farlo in modo scientifico. La diga è una soluzione difficilmente surrogabile». E porta un esempio tecnico: «Si parla della difesa delle Fontane Bianche, trascurando le Grave di Papadopoli. Sono forse meno importanti? In caso di piena del Piave, queste ultime verrebbero distrutte. Le Fontane Bianche resisterebbero invece all’invaso, che in ventiquattro ore si riempie e si svuota. Dove volete che vengano trattenute le piene, se non a monte?». L’attacco a Laura Puppato, rea di aver portato in Regione quell’ordine del giorno per il quale si sente colpito a tradimento, è ancora più esplicito: «In caso di esondazione del Piave, andrà lei a parlare con la gente di Ponte di Piave, San Donà, Zenson e così via?». D’Alpaos sta organizzando un’escursione alla grotta del Tavaran Grando, nel bosco del Montello. In quell’occasione incontrerà alcuni membri del comitato antidiga. Magari proverà a spiegare, «in modo scientifico», come facciano le Fontane Bianche a restare intatte dopo ventiquattro ore di invaso e svaso.

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