Da Villorba al Louvre la regina degli allestimenti

L’azienda Harmoge organizza gli spazi interni delle grandi esposizioni da Parigi a Lione, da Aquisgrana a Rabat. E con il Bailo adesso anche a Treviso
Chantier du Musée intercommunal d'histoire et d'archéologie à Louvres : ARCHEA: livraison et installation des vitrines
Chantier du Musée intercommunal d'histoire et d'archéologie à Louvres : ARCHEA: livraison et installation des vitrines

VILLORBA. È tutto made in Treviso il materiale d’allestimento delle mostre temporanee del principe dei musei d’Europa, qual è il Louvre di Parigi. Con tanto di vetrine, teche, pareti dipinte, pannellature e architetture da scenografia d’interni che, partite dalla Marca, fecero capolino per la prima volta tra le sale di sua maestà il Louvre nel 2003. Maestra d’arte di un settore di nicchia come quello degli allestimenti per arredi di museografia è una piccola azienda di Villorba, “Harmoge”, nata nel 2001 - al tempo in quello che era poco più di uno sgabuzzino - dall’intraprendenza e creatività di due allora giovanissimi progettisti: Leonardo Maso e Andrea Pascolo. Un architetto e un geometra, ora quarantenni, diventati poi soci di un’impresa destinata a varcare la soglia dei più importanti musei d’Europa. E oggi questa piccola azienda trevigiana di un settore di nicchia, con il 90% dei musei committenti di casa all’estero, un fatturato di due milioni e mezzo di euro all’anno e forte di una squadra di 15 professionisti, tra architetti e tecnici al lavoro in giro per il mondo, ha messo per la prima volta piede a casa. Ad aver affidato stavolta alle loro mani i suoi tesori, domandando di creare ex novo tutto l’allestimento museale – sotto la guida dell’architetto padovano Marco Rapposelli che ha curato il progetto di ristrutturazione – è il nuovo Museo Bailo di Treviso, ormai prossimo giovedì all’inaugurazione. L’impresa più ardua nel primo museo a dir poco “fuori porta” è stata quella di progettare a dovere la sistemazione di un affresco del peso di cinque quintali, sospeso a tre metri di altezza. Certo riuscire a far bella mostra dei tesori dell’arte, mettendo in gioco pure la tecnologia, richiede sempre non poche acrobazie: «Per valorizzare le opere, oltre alla cura del design, nei materiali d’allestimento come vetrine e teche in gioco c’è pure la tecnologia», spiega Maso, «sono delle piccole macchine di precisione. L’alta tecnologia a servizio dell’arte deve saper diventare invisibile per far emergere tutta la bellezza delle opere. Qualsiasi sia il contenitore o l’allestimento deve saper garantire la sicurezza, valorizzare la luminosità, creare l’ambiente climatico più adatto all’opera. E con garbo non togliere mai la scena». L’ultimo progetto messo a curriculum dall’azienda trevigiana fa ritorno ancora a Parigi. Con tutto il materiale d’allestimento realizzato dal team di Harmoge per una mostra sul “Marocco medievale”, inaugurata al Louvre lo scorso primo ottobre. All’elenco dei progetti recenti si aggiungono gli allestimenti per il Museo della Legione d’onore di casa ancora a Parigi, quelli per il museo di Aquisgrana in Germania per una mostra sui tesori di Carlomagno, il padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia, la scenografia d’interni del museo “Mohammed VI” d’arte moderna e contemporanea di Rabat in Marocco e infine al museo del cioccolato di Lione.

«Abbiamo iniziato dall’estero perché il settore dei lavori pubblici era meno complicato dal punto di vista degli appalti», prosegue Maso. «Abbiamo puntato subito sulla Francia forte dell’esistenza di un sistema di appalti più trasparente e una burocrazia meno asfissiante. Lì esistono canali standard e un sistema informatico nazionale pronto a segnalare tutte le gare d’appalto. In Italia questo sta iniziando adesso. Fino a ieri non sapevamo nemmeno quello che succedeva nella porta accanto».

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