Da Treviso, Mimmo il “verace” è medaglia d’argento ai Mondiali di pizza

A Parma il titolare dell’Arte Bianca di Monastier è secondo Ha battuto la concorrenza globale con la pizza senza glutine

TREVISO. Farina di frumento senza glutine, impasto di almeno 24 ore, pomodoro San Marzano fresco, aglio rosso di Nubia, origano di montagna, alici di Cetara e olio extravergine di oliva di Monzo. Gli ingredienti, però, ce li possono avere tutti. Lui, Domenico Vassallo detto Mimmo, pizzaiolo napoletano “verace” classe 1963, oltre alla personalissima ricetta (che svela solo in parte) ha qualcosa in più che gli ha permesso di arrivare secondo al Campionato Mondiale della Pizza 2017, pochi giorni fa a Parma.

Secondo gradino del podio nella categoria “Pizza senza glutine”, un risultato, è il caso di dirlo, da leccarsi i baffi, che rende ancora più dolce la sua storia personale: pizzaiolo dipendente un anno e mezzo fa, titolare di un proprio locale oggi dopo anni di sacrifici, re della pizza a livello mondiale. Vassallo, di origini napoletane, da gennaio 2016 è infatti titolare della pizzeria “Arte Bianca” di Monastier, ristrutturata e capace ora di ospitare oltre 200 coperti e dare lavoro a cinque persone. A Parma ha sbaragliato una concorrenza agguerrita: si sono presentati in 729, provenienti da 38 Paesi differenti. Il Campionato Mondiale della Pizza è diventato, da qualche anno, un appuntamento di rilievo nel mondo dell’enogastronomia, con 995 competizioni individuali, a squadre e in combinata in molteplici categorie, compresa la gara più spettacolare, quella dello stile libero individuale, con le esibizioni dei pizzaioli acrobatici.

A raccontarne la storia è la sua socia trevigiana, Martina Ros, anche lei – assieme a Vassallo – dipendente del Nonna Giovanna di San Donà prima di aprire l'Arte Bianca di Monastier. «Abbiamo realizzato un nostro sogno», racconta Martina, «ora è arrivata anche questa soddisfazione. La nostra attività fa parte dell'Avpn, l'Associazione verace pizza napoletana, e negli ultimi tempi abbiamo notato sempre più spesso che i clienti affetti da celiachia ci chiedono pizza senza glutine. Vassallo quindi si è dedicato ai consumatori che hanno questa esigenza, e con il tempo è riuscito ad affinare la tecnica fino ad arrivare al riconoscimento su scala mondiale. Le farine senza glutine generano paste molto difficili da lavorare, il rischio è che la pizza se non è fatta bene si sgretoli, lui cerca di farle lievitare per almeno 24 ore perché non facciano sete e non gonfino. Ci mette molto più tempo, ma i risultati si vedono».

A Monastier Vassallo è arrivato con un curriculum di tutto rispetto, che lo ha visto protagonista accanto ai forni a legna di catene notissime nel mondo della pizza napoletana, come Rosso Pomodoro o Fratelli Bufala. Ai mondiali della pizza ha dovuto soccombere soltanto al veronese Federico De Silvestri, mentre sul gradino più basso del podio si è piazzato un altro italiano, il marchigiano Elio Corsi. Ha festeggiato il premio dedicandosi all’attività che più di ogni altra lo appassiona: cucinare. Come ogni pizzaiolo che si rispetti, ha fatto propria una massima napoletana: «La pizza è come mia moglie: non smetterò mai di amarla».

 

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