Da Loria alle favelas Il vescovo brasiliano

Don Luciano Bergamin guida la diocesi di Nova Iguacu
Di Daniele Ferrazza

LORIA. Don Luciano Bergamin, originario di Loria, è vescovo di Nova Iguaçu, una diocesi da quasi due milioni di abitanti nel sud del Brasile. Come sta, Eccellenza?

«Grazie a Dio sto bene di salute, a maggio compio 73 anni. Quanto alla missione di vescovo, sono cosciente che l´attore principale é sempre lo Spirito Santo. Io cerco di non rovinare i piani suoi... Difficoltà e sfide ce ne sono bastanti. Ma ho tanti bravi collaboratori, nel clero e nei laici, e cosí posso andare avanti piú fiducioso».

Da quanto tempo si trova in America Latina?

«Sono arrivato in Brasile il 13 gennaio 1971. Sono entrato nella Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, ordinato sacerdote a Castelfranco il 19 aprile 1969. Ho svolto il ministero presbiterale in diverse località del Brasile. Nel 2000 Papa Giovanni Paolo mi ha nominato vescovo ausiliare nella diocesi di Santo Amaro Stato di São Paulo) e dal 2002 sono vescovo diocesano di Nova Iguaçu (Stato di Rio de Janeiro)».

Come è la Diocesi?

«Ha sette grandi Comuni. Il maggiore, Nova Iguaçu, è la sede della diocesi. La popolazione totale arriva a due milioni. I cattolici sono circa il 45%. Oltre a noi sono presenti evangelici, specialmente di chiese pentecostali e neo pentecostali, fedeli di tradizioni legate allo spiritismo e alla cultura afro-brasiliana. Il 10% dichiara di credere in Dio, però non si sente legata a nessuna espressione religiosa. La diocesi è organizzata in dieci Regioni Pastorali, in 52 parrocchie ed in 380 comunità ecclesiali. Contiamo con 75 sacerdoti, dei quali 30 sono di Congregazioni religiose».

Com’è la situazione sociale?

«Abbiamo un 20% che sta bene; un 50% che lotta per sopravvivere e pagare alla fine del mese i debiti; e un 30% che vive nella povertà. In generale le persone vivono del commercio e del servizio pubblico. Molti e molte vanno a lavorare nella capitale dello Stato, alzandosi alle 4 di mattina e ritornando alla sera inoltrata. Molti disoccupati, specialmente giovani e dopo i 50 anni. Il 50% della popolazione é di razza nera o mulatta. Per tanti motivi la violenza è molto presente, sotto diverse forme, anche per la presenza forte della vendita di droghe, armi e per gli assalti. I governi non riescono ad accompagnare bene la situazione abitativa, educativa e di lavoro. Purtroppo sono molto forti i gruppi armati, fazioni, che lottano tra di loro e con la Polizia per la conquista dei posti di spaccio di droghe e armi».

Qual è il suo progetto per arginare la povertà?

«Il nostro progetto, alleato a quello della parte buona dei nostri governanti, passa attraverso la educazione integrale: aiutare le persone ad avere una buona auto-stima, in maniera tale che possa ogni cittadino credere nella possibilità che ha di essere "qualcuno importante e utile" nella società».

Quali sono le principali iniziative in corso?

«Tra le tante iniziative: il Forum "Grita Baixada", ecumenico, che si preoccupa specialmente di far diminuire la violenza nelle sue diverse forme; i corsi di formazione professionale per giovani ed adulti; "La casa da Solidariedade" che raccoglie i poveri della strada offrendo loro alimento; la visita alle scuole».

A quale famiglia di Bergamin appartiene?

«A Loria i Bergamin sono tanti. I miei genitori, ora in cielo, sono: Daniele e Argimira Simoncello. Mio papà era mediatore di maiali. Siamo 5 fratelli, dei quali 3 sono già partiti per la eternità. Ho una cognata (Emanuela) a Loria e un’altra (Giuliana) a Castelfranco, mentre a Montebelluna abitano mia sorella, Renata, e mio cognato (Angelo). Zie e zii sono in cielo. Ma mi restano in terra, a Loria ed in altri posti, cugini e nipoti affettuosi, e tanti amici e benefattori».

Di quale aiuto ha bisogno dall’Italia?

«Prima di tutto, la preghiera. Noi della Diocesi di Nova Iguaçu per voi e voi della Diocesi di Treviso per noi. L’orazione ci unisce e ci fa più buoni e solidali. Dopo, se volete e potete aiutare economicamente, vi saremmo grati, soprattutto per mantenere la "Casa della Solidarietà" per i poveri della strada».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso