Da Kukoc a Bargnani un sogno lungo 30 anni

I tempi pionieristici, l’A.P. Treviso di Bortoletto, il boom della Liberti e la nascita del fenomeno-Benetton: tutta la pallacanestro mondiale è transitata alla Ghirada
Di Silvano Focarelli

TREVISO. Salvo miracoli, auspicati non solo da Pittis ma da chiunque abbia dedicato solo qualche minuto della sua vita a una realtà come la Benetton Basket, il forfait di Zago rischia certo non di cancellare ma di interrompere una storia quasi sessantennale: quanti ricordi, quanti campioni e personaggi sono passati. Ma non si può morire così: sia chiaro che si lotterà finchè ce ne sarà la possibilità.

Dopo i primissimi tempi pionieristici, di pallacanestro a Treviso si inizia a parlare nel 1954, con la denominazione Duomofolgore e per mano del professor Menenio Bortolozzi il quale, di promozione in promozione, porta la squadra fino alla serie A (1961). Qui l’A.P. Treviso come tale inizia la sua lunga e splendida avventura, dapprima sotto la presidenza del mai abbastanza compianto Luciano Bortoletto. Nel ‘62 la squadra, che giocava al Coni, retrocede ma si prende la soddisfazione di avere il cannoniere del torneo, Vito Toso. Treviso torna in qualche maniera a galla a metà dei ‘70 con lo sponsor Faram, si esibisce al Centro Natatorio e, con l’arrivo nel ‘78 del primo coach a tempo pieno, Mario De Sisti, ossuto e occhialuto ballerino campione nelle balere ferraresi, che da Udine si porta Pressacco, Ezio Riva, Ermano e forma, con Gracis, Vazzoler, Oeser e, assieme al marchio Liberi di Aldo Bordignon, man mano, americani come Mosley, Scheffler e Sorenson, quel gruppo che porterà la città in A/1: 1981. Due anni oscuri a Padova finchè i Benetton si regalano il Palaverde (1982) e la Ghirada (1985). Alti e bassi fra A/1 e A/2, una salvezza rocambolesca nell’89, quindi il salto di qualità.

Da Villa Minelli decidono che è ora di iniziare a vincere ed allora arrivano i miliardi per prendere Rusconi, Kukoc, Del Negro. Pero Skansi nel ‘92 guida i casual verso il primo scudetto, è l’inizio di una serie favolosa che farà appendere al soffitto del palazzo 19 stendardi: 5 scudetti, 8 Coppe Italia, 2 Coppe Europa, 4 Supercoppe. Peccato per quella Coppa Campioni, sfilata di mano dal Limoges nel 1993. Gli anni 90 e 2000 sono contrassegnati dal passaggio di stelle assolute: Naumoski, il povero Woolridge, Henry Williams, Pittis, Rebraca, Iacopini, Marcelo Nicola, Edney, Garbajosa. Anche fatte in casa, come Marconato, Chiacig, Bulleri. E pure in panchina: la Benetton ha il meglio dei cervelloni europei, da D’Antoni a Messina, da Obradovic a Blatt, per non parlare dei dirigenti, capeggiati dal bravissimo Maurizio Gherardini. E’ l’epoca di Andrea Bargnani: il primo italiano chiamato da numero 1 al Draft della Nba è proprio “made” in Treviso.

L’ultimo tricolore prima della dittatura senese (sei titoli di fila) fu vinto proprio dalla Benetton (2006). Lo scandalo Cuccarolo però causò il progressivo distacco di "paròn" Gilberto che porterà, ad inizio 2011, all’annuncio della chiusura di basket e volley. E forse della loro fine definitiva.

GUARDA IL SITO

E COMMENTA

www.tribunatreviso.it

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso