Da gennaio a maggio 2020 nella Marca più cassa integrazione che in 5 anni

Emergenza coronavirus. Le ore autorizzate quest’anno superano quelle dal 2015 al 2019. Cna: «A giugno scadono gli ammortizzatori sociali»

TREVISO. Da gennaio ad aprile di quest’anno le imprese trevigiane hanno consumato tanta cassa integrazione quanto nei cinque anni precedenti. Non c’è paragone che tenga con il 2009 né con qualsiasi anno di cui si abbiano dati: aprile 2020, con i suoi 28,14 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione nella Marca, è fuori scala rispetto a qualsiasi altro periodo storico. Basta un’occhiata a un qualunque grafico per capire il perché di espressioni come «crisi epocale», «abisso» e «crollo senza precedenti» proferite nei giorni scorsi da industriali, artigiani, partite Iva. Il record della cassa integrazione, secondo Cna Treviso, pone altri problemi: il primo è quello relativo all’occupazione, con la scadenza della prima tornata di “cassa” prevista per il 20 giugno e il rischio di successivi licenziamenti.

i numeri del fenomeno. E pensare che a inizio anno le categorie economiche segnalavano con preoccupazione la crescita della cassa integrazione dopo alcuni anni di calo costante. Era gennaio e si guardava con ansia a quei 3,45 milioni di ore di “cig” consumate in provincia di Treviso nel 2019, in aumento rispetto ai 2,65 milioni del 2018 dopo una decrescita durata diversi anni. Tensioni internazionali Usa-Cina, Brexit, crisi dei mercati erano tante spie di un periodo agitato per l’economia globale. Bene, al 30 aprile di quest’anno quelle ore sono diventate 30,2 milioni. Sommando i dati del 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 si superano di poco i 33 milioni: significa che in questo momento abbiamo già consumato più cassa integrazione che nell’ultimo lustro. Il dato finale del 2020 si preannuncia ancor più clamoroso, visto che l’impennata degli ammortizzatori sociali è esplosa con il Covid-19. Gennaio e febbraio registravano valori ancora contenuti, a marzo il primo campanello d’allarme (1,4 milioni di ore), ad aprile l’esplosione della crisi (28,14 milioni di ore). Da maggio in poi non andrà meglio.

ammortizzatori in scadenza. Eppure la cassa integrazione è una “benedizione” se si pensa all’alternativa: i licenziamenti. E il numero abnorme di ore autorizzate è di fatto una diga contro la possibile emorragia di posti di lavoro. Il 20 giugno per molte piccole e medie imprese trevigiane non ci sarà più la possibilità di estendere la cassa integrazione con causale Covid-19 e questo, a fronte del divieto di licenziare fino al 17 agosto fissato dal governo, diventerà un problema significativo per la tenuta del nostro sistema produttivo. Il decreto Cura Italia aveva previsto e finanziato la possibilità per le aziende di mettere i propri dipendenti in cassa integrazione per 9 settimane, con inizio dal 23 febbraio, introducendo un divieto di licenziamento di due mesi. Il decreto Rilancio ha esteso il divieto di licenziamento a 5 mesi (cioè fino al 17 agosto), finanziando ulteriori 9 settimane di cassa che tuttavia possono essere utilizzate subito solo per alcune categorie (ad esempio quelle del turismo), mentre per tutte le altre possono essere utilizzate solo 5 settimane fino al 31 agosto. Quindi il 20 giugno per la maggioranza delle imprese manifatturiere (che hanno iniziato la sospensione il 16 marzo) non sarà più possibile usufruire della cassa Covid-19, e al contempo non potranno adeguare gli organici interni fino al 17 agosto.

l’appello di cna. «Il calo dei fatturati, la contrazione degli ordini, l’incertezza rispetto ai tempi di ripresa dell’economia globale richiedono di adeguare velocemente gli organici aziendali al lavoro effettivo che si ha. Per molte realtà artigianali è una questione di sopravvivenza» commenta Mattia Panazzolo, vice direttore Cna territoriale Treviso, «a differenza di Paesi come gli Stati Uniti d’America, in cui sono già state licenziate 33 milioni di persone, lo Stato italiano ha fatto uno sforzo enorme per salvaguardare impresa e lavoro, coniugando le necessità degli uni degli altri. Tuttavia ora la coperta è corta e si rischia di mettere in seria difficoltà molte imprese. Sappiamo che l’Unione Europea attiverà Sure, una linea specifica per finanziare la cassa integrazione dei paesi membri, pertanto chiediamo al governo di estendere le settimane di cassa integrazione per tutti almeno fino alla fine di agosto». Altro nodo irrisolto, quello dei pagamenti: buona parte di quei 30 milioni di ore devono ancora essere pagate agli operai. —

andrea de polo. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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