«Da ex alcolista: ragazzi, non buttatevi via»

Castelfranco. «Cari giovanissimi, potrei essere vostro nonno, non sprecate anni della vostra vita inutilmente, specie ora che vi state formando come uomini e donne, non bevete: l’alcol fa male a voi e indirettamente a chi vi sta a fianco». A parlare è Antonio Rossi di San Floriano, oggi settantottenne, il primo alcolista in trattamento di Castelfranco Veneto che ha seguito il metodo Hudolin e dopo averlo seguito scrupolosamente ne è uscito finalmente e da 35 anni non fa più uso di alcol né di fumo.
Anche lui, a seguito l’enorme diffusione dell’abuso dell’alcol anche fra giovanissimi e adolescenti, ha deciso di portare il proprio contributo, grazie alla sua diretta testimonianza per cercare di risolvere questa piaga dilagante. Già testimone in varie scuole, Antonio racconta la sua brutta esperienza iniziata ancora in tenera età e proseguita fino a dopo il matrimonio con i traumatici momenti vissuti. «Oggi non possiamo più tollerare», testimonia Antonio, «con il benessere che esiste, che un adolescente si emargini, si annulli e si rovini perché deve bere costantemente. Rispetto a ieri, oggi ci sono ancora maggiori interessi perché un adolescente si possa sentire protagonista e questo non è certamente con il bere. Anzi, con il bere il giovanissimo inizia a rendersi schiavo di qualcosa e poi non riesce più a farne a meno. Lui non lo sa, non lo capisce, ma a poco a poco si annulla. E purtroppo oggi le motivazioni principali per cui un adolescente inizia a prendere la via dell’alcol sono molto diverse rispetto a quelle di una volta, ma sono ancora più preoccupanti. Secondo me – prosegue Antonio nella sua testimonianza – il giovanissimo si trova in balia di tante cose che una volta non c’erano, ecco il perché inizia precocemente a cercare l’alcol, il fumo, a sniffare. La troppa libertà che hanno e che ora è anche controproducente per loro. Poi non ci sono né limiti, ne regole, non c’è nulla, non ci sono orari da rispettare e quindi è più che naturale che poi fanno ciò che vogliono, si rovinano e alle volte la strada di non ritorno non è più percorribile».
Parole pesanti come macigni, quelle che Antonio usa, per tentare un risveglio di tanti giovanissimi che oggi si perdono in queste facili alternative alla vita di tutti i giorni, che non portano a nulla se non a stare male e a vivere uno stato di dipendenza. E poi l’appello di Antonio: «Andate, invece, a fare sport, in palestra, appassionatevi di qualcosa, cercare di fare qualcosa di bello della vita, esperienze fantastiche da vivere ce ne sono tantissime, cercate di volere bene prima a voi stessi e poi di volere bene anche ai vostri amici, cercate cose positive da vivere, io ve lo posso testimoniare come faccio qualche volta nelle scuole, dopo le esperienze amare provate nella mia pelle. Evitate di ridurvi delle larve e di farvi vivere dall’alcol, vivete voi stessi, camminate, correte, saltate, divertitevi, visitate l’Italia, ubriacatevi più che potete ma di cultura, di sapere e di altruismo solo così domani vi sentirete soddisfatti di quello che avete fatto con voi stessi, con i vostri famigliari più cari e con chi amate. Evitate, ve lo ripeto, le facili cose: il bere non porta a nulla, il bere distoglie noi stessi dalla realtà e implicitamente dalle cose belle della vita. E poi evitate di bere anche alla guida per non trovarvi nelle situazioni più imbarazzanti e umilianti per un uomo: dovere affrontare un percorso lunghissimo a penoso per riavere la patente di guida». —
Dario Guerra
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