Da dicembre lasciati in obitorio, tre anziani di Treviso sepolti dopo 6 mesi

TREVISO. Sono rimasti sei mesi in obitorio, al Ca’ Foncello. Morti a dicembre, hanno avuto sepoltura - e funerale cristiano - solo a giugno.
Se è vero che si muore in solitudine, il rischio è quello di restare ancor più soli - ancor peggio dimenticati dal mondo - in una cella dell’obitorio. “Vivi” soltanto negli atti di un iter burocratico preciso, quello dei morti non reclamati da alcun congiunto , che impone agli uffici di Stato civile e Anagrafe ricerche che vanno da Treviso ai cinque continenti.
Alla fine, dopo sei mesi nella celle frigo del Ca’ Foncello, i tre anziani sono stati sepolti dalla giunta Conte, che ha stanziato i fondi dal tesoretto appositamente accantonato da ogni amministrazione per vicende di questo tipo, che sembrano destinate ad aumentare.
Erano anziani, che hanno solo parenti con cui i rapporti si erano interrotti da tempo; o che hanno congiunti emigrati decenni fa verso altri continenti, magri già deceduti a loro volta, con nipoti da rintracciare; o addirittura senza alcun parente, rimasti soli. E nemmeno amici più pii pronti a farsi carico dell’estremo saluto.
Ma anche, va detto, con parenti legittimi e legittimati che ammettono di non avere i mezzi per provvedere alla loro sepoltura, e declinano, come legge consente, l’invito istituzionale a provvedere.
«In questi casi la segnalazione arriva d’ufficio dall’obitorio, ma agli uffici spetta sempre la ricerca di parenti anche lontani, procedura stabilita dalla legge», spiega il sindaco Mario Conte, «solo una volta espletate tutte le ricerche, e appurato che nessun parente si accolla l’onere, il Comune può intervenire, con quello che la legge chiama “funerale in povertà”, che è un termine bruttissimo, vorrei cancellarlo e chiamalo “funerale in dignità”».
Dicono che a premere sulla giunta, e sul sindaco in particolare, siano stati esponenti del mondo cattolico. Conte non smentisce: «In città ci sono ambienti sempre sensibili, specie vicino alla Chiesa, pronti ad attivarsi per situazioni come questa. In effetti alcune situazioni si sono trascinare per troppo tempo, ma ripeto ci sono anche procedure complesse che devono essere rispettate», spiega il primo cittadino, «devo anche ringraziare don Fervido, il parroco di san Lazzaro che si è reso disponibile».
Qualcosa, comunque, è cambiato, se è vero che più recentemente si cono stati altri due casi. Uno ha stazionato in obitorio poco più di un mese, mentre un uomo deceduto prima di ferragosto avrà la sua degna cerimonia, e sepoltura, entro fine mese. In sole due settimane. Piccoli miracoli della burocrazia, pure inesorabile come la morte.
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