Cromology licenzia Il sindacato: «Manca il piano organizzativo»

Quindici esuberi su 40 dipendenti, incontro a Lucca Cgil e Cisl: «Va cambiato chi amministra la produzione»

RESANA

Cromology, ridurre gli esuberi e avviare il rilancio dello stabilimento resanese: sarà questo l’obiettivo dei sindacati dopo l’incontro con i vertici aziendali tenutosi a Lucca, dove, precisamente a Porcari, ha sede il quartier generale della realtà leader nazionale nella produzione di vernici. In totale sono a rischio 62 posti di lavoro su 340 dipendenti in totale, ma la scure in percentuale cadrebbe più pesantemente a Resana dove i licenziamenti previsti sono 15 su 40 dipendenti.

«L’incontro si è svolto in un clima di reciproca collaborazione», dichiara Massimiliano Bianchi, ad di Cromology Italia, «stiamo lavorando insieme alle organizzazioni sindacali per trovare tutte le forme possibili per arrivare a un corretto bilanciamento e assetto dell’organizzazione aziendale».

«Il piano industriale c’è», replicano i sindacati, «ma manca quello organizzativo che definirà meglio la riorganizzazione interna e le conseguenze occupazionali a cui si va incontro. In ballo il destino dello stabilimento». La ragione dei tagli sta nella crisi del mercato di settore, che per Cromology ha voluto dire, nel 2017, un calo di fatturato di oltre sei milioni di euro rispetto all’anno precedente, attestatosi quindi a 88 milioni. Per quest’anno le previsioni parlano di altri otto milioni in meno. «L’azienda ci ha consegnato un piano industriale molto generico», spiegano Massimo Messina della Filctem Cgil di Treviso e Gianni Boato della Femca Cisl Belluno Treviso. «Sebbene ci sia una timida apertura per rivedere il numero di esuberi, da Cromology ad oggi arriva solo la conferma a voler procedere con la riduzione del personale per abbattere i costi. Ma non c’è stato ancora fatto vedere il piano organizzativo e funzionale, fondamentale per capire le professionalità considerate in esubero». Lo stabilimento resanese al momento non sarebbe a rischio: «Ma la preoccupazione è doppia», sottolineano Messina e Boato, «perché riguarda sia la gestione degli esuberi, che il futuro dei lavoratori che rimarranno: o si cambia chi amministra la produzione, che ha dato pessimi risultati, o la sede di Resana non si riprenderà più». —

Davide Nordio

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