Crac Nes a Treviso, Compiano: tutto derubricato. La Procura: "Incredibile abbaglio"

Mascolo lo rinvia a giudizio "solo" per appropriazione indebita E ora c’è il rischio che intervenga la prescrizione. La Procura sta valutando se fare ricorso
Doro silea Sede vigilanza North est Via Belvedere
Doro silea Sede vigilanza North est Via Belvedere

TREVISO. Se non è un colpo di spugna poco ci manca. Il tribunale di Treviso ha assolto ieri Luigi Compiano da tutte le accuse di bancarotta fraudolenta, derubricando anche in semplice appropriazione indebita i milioni di euro sottratti dal caveau di Silea, dove avrebbe dovuto custodire i denari che gli venivano affidati da banche e supermercati e che invece sono stati poi utilizzati per alimentare il suo immenso tesoro di auto e moto d’epoca.

Sul caso oggi è intervenuta la Procura, che definisce la decisione del giudice Mascolo "un grande abbaglio". Il pm titolare del fascicolo, Massimo De Bortoli, valuterà, lette le motivazioni della sentenza, se ci sono gli estremi per ricorrere in Appello.

Nel frattempo è giunto il commento del sindaco di Treviso Mario Conte: "Pur non volendo entrare nel merito delle dinamiche processuali, si ritiene che tale decisione sia, se non altro, inaspettata. Dispiace soprattutto per quelle centinaia di lavoratori che, con la crisi aziendale, si sono trovati in mezzo a una strada e con questa decisione restano ancora - e per ora –senza risposte. In questo momento, infatti, sembra che non vi sia alcun responsabile di un dissesto che, purtroppo, ha cambiato le vite di molte famiglie.  



Compiano in tribunale aveva deciso di giocarsela senza scorciatoie e senza chiedere di essere giudicato con riti alternativi. Per il processo-madre dell’inchiesta sul crac del gruppo Compiano il patron Luigi, difeso dall’avvocato Piero Barolo, ha tentato il tutto per tutto: proscioglimento o dibattimento. Una strategia difensiva che ieri ha premiato l’imprenditore finito nella bufera nell’ottobre del 2013 quando la Guardia di Finanza trovò vuoto il caveau di Silea dove l’istituto di vigilanza North East Service custodiva i denari che gli venivano affidati da istituti di credito, grandi centri commerciali e supermercati.

L’accusa della Procura nei suoi confronti era di bancarotta documentale e per distrazione di 36 milioni di euro. Insieme a lui erano finiti a processo anche i quattro membri del consiglio di amministrazione: Filippo Silvestri (avvocato Roberto Nordio), Angelo Monti (avvocato Innocenzo Megali), Paolo Ricciardi (avvocato Mario Nordio) e Fabrizio Ricoldi (avvocato Antonio Pagliano). I quattro secondo la Procura avrebbero aggravato il dissesto della società perché, pur essendo a conoscenza del dissesto societario, non avrebbero fatto nulla per impedirlo. Non avrebbero mai preteso da Compiano la riscossione dei crediti e non avrebbero chiesto il fallimento della società nonostante fosse in stato di insolvenza oramai dal 2011.

Il pubblico ministero Massimo De Bortoli aveva chiesto il rinvio a giudizio per Compiano e condanne a 10 mesi, per il rito abbreviato, per i consiglieri di amministrazione. Ma il giudice Angelo Mascolo ha accolto le richieste dei difensori assolvendo i quattro del cda e rinviando a giudizio Luigi Compiano derubricando però l’accusa da bancarotta ad appropriazione indebita. Un vero e proprio colpo di scena che spiazza anche la Procura che, dopo aver letto le motivazioni, farà ricorso contro la decisione. Il giudice ha evidentemente concordato con la difesa di Compiano, secondo la quale i soldi del caveau non sono mai entrati nella disponibilità della Nes, ma sono sempre rimasti di proprietà degli affidatari. Di qui l’accusa di appropriazione indebita e non di bancarotta.

Il giudice Mascolo ieri era poi chiamato a decidere anche su altri tre procedimenti scaturiti dalle indagini sulla Nes, per i quali i legali di Compiano avevano presentato istanza di rito abbreviato. Si trattava delle accuse di bancarotta relative alle altre società del gruppo per le quali l’imprenditore doveva rispondere di bancarotta fraudolenta. La decisione è quindi arrivata nel tardo pomeriggio di ieri quando il giudice Mascolo ha pronunciato tutte sentenze di assoluzione perché il fatto non sussiste. Grande soddisfazione per gli avvocati degli imputati. In particolare per il principale di loro, l’ex patron Luigi, per il quale le cose, anche grazie ai tempi della prescrizione, sembrano iniziare a mettersi decisamente bene.


 

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