Cottoveneto ha venduto i macchinari

A fine giugno andranno all’asta le opere d’arte vergate dai grandi artisti del Novecento
26/06/02 Carbonera. Museo della ceramica da cottoveneto. (Panfido). © Paolo Balanza
26/06/02 Carbonera. Museo della ceramica da cottoveneto. (Panfido). © Paolo Balanza

Cottoveneto è riuscito a vendere solo il tesoro meno prestigioso: quello dei macchinari e degli strumenti di produzione contenuti all’interno dello stabilimento di Carbonera. Tutte le attenzioni degli addetti ai lavori, però, sono concentrate su fine giugno, quando sarà il “vero” tesoro di Cottoveneto ad andare all’asta, una collezione di piatti e ceramiche d’autore che ha fatto la storia dell’azienda e, da un certo punto di vista, anche della Marca trevigiana.

Il primo esperimento, andato in scena lo scorso mercoledì 10 maggio, ha dimostrato comunque che l’attenzione attorno alla società famosa per le sue ceramiche, reduce dalla procedura di concordato, con successiva liquidazione, che già dal 2010 ne aveva pregiudicato la gloriosa storia, e che nel 2016 ha determinato la sentenza di fallimento da parte del Tribunale di Treviso. Risorse, quelle incamerate dall’asta della scorsa settimana, comunque utili a rimborsare almeno in parte i creditori che si sono insinuati nella procedura. Resta da collocare, e non sarà un’impresa facile, anche lo stabilimento dell’azienda. «Abbiamo venduto macchinari per circa 50 mila euro, mentre non siamo noi i responsabili della procedura per lo stabilimento», ha spiegato Andrea Massarotto, responsabile di Aste 33, la casa d’aste che cura la vendita dei materiali, «l’attenzione ora è per l’insieme delle prestigiose opere d’arte che erano in dotazione all’azienda, la cui vendita è stata fissata a fine giugno. Si tratta di una collezione famosa, tra cui spiccano piatti, ceramiche, pannelli e bozzetti a firma dei maggiori artisti italiani, tra cui Gina Roma, Guido Crepax, Toni Benetton, Vittorio Giardino, Augusto Murer, Francesco Piazza, Andrea Zanzotto, Lino Dinetto».

La base d’asta sarà di 339 mila euro, un notevole ribasso rispetto agli oltre 800 mila fissati inizialmente, e la collezione comprende opere realizzate da una novantina di artisti tra gli anni Settanta e Novanta. Difficile che il compratore sia un soggetto privato, la speranza è che a farsi avanti sia un ente con un progetto ben definito: nei mesi scorsi si era vociferato circa l’interesse di un distributore russo, Rim, ad acquistare in blocco le opere per poi allestire un’esposizione permanente a Mosca, con la possibilità di vendita. Le trattative non andarono a buon fine, ma con un prezzo più che dimezzato i giochi si potrebbero riaprire. Le preziose ceramiche al momento sono custodite in un sito iperprotetto, in attesa di una collocazione idonea che restituiscano loro la dignità che meritano.

(a.d.p.)

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