Corteo contro la Pedemontana ad Altivole: «Mancano anche le fidejussioni»

ALTIVOLE. Superstrada Pedemontana, la Provincia non ha chiesto nessuna garanzia fidejussoria circa i lavori del tracciato che intersecano le strade di sua competenza: in buona sostanza, se per qualche motivo i cantieri dovessero bloccarsi sarà lo stesso ente a dover intervenire economicamente per riparare i danni. «Anche questo rischio sarà dunque a carico dei cittadini» spiega Osvaldo Piccolotto, consulente tecnico di molti ricorsi contro Spv ma anche interessato in prima persona: i terreni di famiglia, in particolare il Bosco della Speranza, è al centro di una querelle legale in quanto l'immissione in possesso da parte di Spv sarebbe avvenuta in modo irregolare, non solo distruggendo il bosco, ma anche minando l'attività agricola basata su coltivazioni biologiche.

Nei giorni scorsi il Tar del Veneto ha emesso un decreto cautelare che blocca ogni intervento almeno fino al 15 febbraio rilevando che «il valore naturalistico del parco e quello economico dell’azienda agricola sono suscettibili di essere ulteriormente ed irreversibilmente compromessi in qualsiasi momento dalla prosecuzione dei lavori». Il caso ha dato vita non solo a polemiche approdate all'attenzione nazionale (se ne è occupata la trasmissione di Raitre “Carta Bianca” nei giorni scorsi) ma anche a manifestazioni di protesta contro quello che comitati anti Spv e associazioni ambientaliste considerano un sopruso, visto che non c'è mai stato nessun accordo sull'esproprio dell'area Piccolotto.

Come quella che si è tenuta ieri mattina, una passeggiata che partendo da casa Piccolotto ha percorso tutta l'area confinante con i cantieri Spv di San Vito di Altivole: oltre centocinquanta persone hanno espresso il loro dissenso verso una struttura «inutile, costosissima e che porta via beni preziosi come la terra e l'acqua». Tra gli altri danni imputati alla Spv da parte dei dimostranti vi sono anche quelli alla falde acquifere da Vicenza a Treviso. Tra le tante magagne ora si aggiunge anche quella della mancanza di fidejussione circa gli interventi sulle strade provinciali: «Ho chiesto chiarimenti circa la Sp6 che passa a San Vito – spiega Piccolotto – ma a quanto pare la cosa riguarda tutto il tracciato Spv nella Marca. Ora quella fidejussione è prevista dalla legge». Dalla Provincia hanno risposto che si è soprasseduto «atteso tra l'altro che la trasformazione in atto non permetterebbe comunque una reversibilità del processo in corso, ad opera della Provincia se non disciplinato da un'azione coordinata con la Regione».
La passeggiata di protesta nel tracciato altivolese della Spv (poi conclusasi con un pic-nic) è arrivata fino al cimitero che ospita la Tomba Brion, capolavoro contemporaneo di Carlo Scarpa, meta di tantissime visite. La superstrada vi passerà a pochi metri e ora è circondata da "colline" di sassi e ghiaia, frutto degli scavi: «Proprio per la presenza di questa opera d'arte pensata anche in un particolare contesto paesaggistico – spiega Piccolotto – l'area circostante era divenuta inedificabile. Ma poi questo vincolo è stato tolto, proprio in previsione del passaggio della superstrada». A lavori finiti, comunque, dalla Tomba Brion non si vedrà il nastro di asfalto: «Sì, ma si sentiranno i rumori del traffico – replica Piccolotto – Scarpa la concepì anche in riferimento al silenzio e ai soli rumori della natura, come lo scorrimento dell'acqua, una esperienza sensoriale che si poteva fare fino ad oggi. Quando ci sarà la Spv questo aspetto sarà cancellato per sempre».
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