Corsa all’oro sul greto del Piave

MASERADA. La voce, in paese, circolava già da un po’. Ora arriva da un sito internet di informazione sul paese la conferma che a Maserada alcune compagnie di amici di sabato pomeriggio e di domenica mattina trascorrono qualche ora sulla riva del Piave armate di setacci a cercare oro. Per www.maserada.com, si tratta di cassintegrati che hanno scoperto un nuovo hobby nella speranza di poter recuperare qualche pagliuzza dorata. «Una nuova moda o un nuovo modo per uscire da questa crisi nera?» si interroga Italo Coglievina, curatore del sito. Alcuni sostengono che si tratta per lo più di pensionati, altri ancora giurano di aver visto cimentarsi nella ricerca del metallo pregiato anche alcuni giovani escursionisti che poi hanno raccontato la loro esperienza sul web lanciando una nuova moda col tam-tam di internet. In ogni caso, quella di recuperare qualche pagliuzza dorata è una speranza che ha indotto molti cercatori improvvisati («Ma non sono maseradesi, sono foresti» sostengono i frequentatori più assidui del fiume Sacro alla Patria) a indossare scarponi e armarsi di vanga e setaccio per poi raggiungere gli argini a caccia di qualche pagliuzza pregiata. Parliamo di pagliuzze, ovviamente, non di pepite, mica siamo nel Klondike. Parecchi siti internet sostengono che l’oro «giacimentale», cioè trasportato dai fiumi, si può trovare in tutta la pianura padana. E potrebbe essere stata proprio questa la molla che ha scatenato la ricerca sul Piave. Ma le pagliuzze, almeno quelle, ci sono davvero, o è solo una moda estemporanea? «Oro? No, nel Piave non ce n’è, non ce n’è» sostiene l’imprenditore Diotisalvi Perin, Presidente del Comitato Imprenditori Veneti Piave 2000 e del museo del Piave “Vincenzo Colognese” di Vas «se usano il setaccio forse possono ripulire il fiume dai rifiuti. L’idea che il Piave venga ripulito dalle persone in mobilità, senza costi per le istituzioni, potrebbe essere geniale. Scherzi a parte, se hanno trovato dei pezzetti di metallo credo che possa trattarsi semplplicemente di frammenti di rame o bronzo, rimasugli del lavoro svolto nelle numerose fonderie che nel passato incorniciavano il Piave proprio nella zona all’altezza di Maserada». Scettico anche il sindaco Floriana Casellato. Poche speranze, quindi, per chi vorrebbe imitare gli esordi del disneyano Paperon de’ Paperoni. O, più semplicemente, emulare gli appassionatori cercatori d’oro che, in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, l’oro lo trovano per davvero, e in quantità significative. Ma le scarse speranze di successo non stanno scoraggiando questi gruppi improvvisati di cercatori, alcuni dei quali sono giunti sul Piave dopo aver cercato il metallo pregiato lungo altri corsi d’acqua del Nord Italia.
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