Coronavirus nelle case di riposo, Nas a Casa Fenzi: aperta un'inchiesta

La magistratura si muove in seguito all’esposto dei familiari. Nel fascicolo per adesso non risultano soggetti indagati 
Borin Conegliano RSA Casa Fenzi casa di riposo
Borin Conegliano RSA Casa Fenzi casa di riposo
 
CONEGLIANO. Sarà la Procura di Treviso a stabilire se all’interno della casa di riposo Fenzi di Conegliano sono stati commessi reati.
 
Al terzo piano del palazzo di giustizia di via Verdi a Treviso è infatti arrivato ieri nel primo pomeriggio l’esposto presentato dal comitato dei familiari che ha dato vita ad un fascicolo d’indagine che, al momento non ha indati e non prevede ipotesi di reato.
 
«Valuteremo in base all’esposto se sarà necessario effettuare approfondimenti», ha detto il procuratore Michele Dalla Costa. Intanto anche i carabinieri del Nas stanno proseguendo l’attività di indagine e il materiale raccolto, anche quello già ottenuto dopo la visita alla casa di riposo Finzi, verrà immediatamente trasferito in Procura. E un esposto analogo a quello presentato in relazione alla Fenzi sta per essere depositato anche per il Gris e il Cesana Malanotti.
 
l’esposto
 
Il presidente dei familiari, Vittorio Zanette, dopo la consultazione con i delegati del comitato, si è infatti presentato ieri mattina nella caserma dei carabinieri di Conegliano. «Segnalo il notevole ritardo nell’effettuare i tamponi a tutti gli ospiti presenti, il che, se fatto per tempo, avrebbe permesso di poter isolare tempestivamente gli eventuali soggetti positivi dai negativi», si evidenzia nell’esposto, a seguito del quale sono iniziate verifiche più approfondite dai Nas di Treviso. Ancora in lutto per la morte del papà Bruno Zanette, 80 anni, gli ultimi 7 dei quali trascorsi a Casa Fenzi, il presidente non ha esitato.
 
 
«Riteniamo che i familiari siano stati coscientemente tenuti all’oscuro della reale situazione tutt’ora in essere», scrivono nell’esposto i parenti. «Chiediamo l’intervento della magistratura al fine di appurare ciò che sta accadendo in Casa Fenzi – è la loro richiesta -, nonchè agire nei confronti di tutti coloro che dovessero essere ritenuti responsabili di qualsivoglia reato».
 
La questione tamponi è quella più dibattuta e anche il consiglio d’amministrazione di Casa Fenzi solleva delle perplessità. 20 ospiti erano stati “tamponati” a fine marzo (17 i positivi). C’era scarsità di reagenti, a livello globale, e sono ripresi il 14 aprile. 
 
la casa di riposo
 
«Se muore una persona, in qualsiasi casa di riposo, non viene fatto il tampone» osserva il presidente del consiglio d’amministrazione di Casa Fenzi, Gianni Zorzetto «il Coronavirus può essere una causa che ha compromesso situazioni già gravi per altre patologie, quanti siano deceduti legati al Coronavirus non lo so. Perchè, se non venivano fatti i tamponi, non si può sapere. I tamponi per gli ospiti sono stati conclusi venerdì, per il personale sono ancora in corso. Nel primo trimestre del 2019 avevano avuto 28 decessi, nel primo trimestre di quest’anno circa 38-40».
 
Ci sono poi i 25 anziani che sono mancati nelle prime due settimane di aprile. «Un congruo numero dei quali riconducibili a Covid-19, a giudizio dei medici in struttura», ha relazionato il presidente del Cda. Sette sono i decessi certificati Covid-19 dall’Uls a Casa Fenzi.
 
Nel fine settimana almeno altri due ospiti sono spirati, uno dei quali con Coronavirus, Bruno Zanette. Sabato c’era stato l’esito del tampone: positivo (il test sierologico era negativo), domenica è deceduto.
 
«Stamattina abbiamo avuto i dati sui tamponi, da domani mattina (oggi ndr) iniziamo la separazione degli ospiti positivi dai negativi. Ancora stamattina sono continuati i tamponi per i dipendenti che erano in malattia». Ieri anche il presidente Zorzetto è stato sottoposto al tampone, uno degli ultimi, per verificare se anche lui è stato contagiato. Il direttore Piergiorgio Penzo, in isolamento da due settimane perché positivo, è in attesa di avere il risultato del tampone di “negativizzazione”.
 
«Non vi sono persone intubate a Casa Fenzi, non abbiamo attrezzature come respiratori» aggiunge Zorzetto «tant’è che avevo chiesto l’ospedalizzazione dei pazienti che potevano presentare dei sintomi. Da domani, ora che abbiamo i dati, che l’avallo dei medici che lavorano in struttura, cominceremo i trasferimenti e divisioni». Ieri sera si è svolto un vertice con il dottor Franco Moretto che guida la task force dell’Uls 2 per fare il punto della situazione e stabilire come procedere. Non c’è timore per l’esposto dei familiari.
 
«Già il 3 aprile e il 15 aprile io ho scritto anche ai carabinieri» ricorda il presidente del Cda «non abbiamo niente da nascondere. Le cartelle cliniche ci sono, a disposizione senza nessun problema». 

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