Conti on line svuotati: cinque a processo

Sono accusati di essere i pirati informatici che hanno violato il sistema telematico Carige facendo bonifici a loro favore
Di Sabrina Tomè
Allegranzi Silea Banca Carige via Treviso agenzia fotografica foto film
Allegranzi Silea Banca Carige via Treviso agenzia fotografica foto film

QUINTO. Una banda di pirati informatici capace di violare i sistemi di una banca e di alleggerire i conti correnti dei clienti. Questa l’accusa mossa a cinque persone finite ieri mattina a processo in tribunale a Treviso, davanti al giudice Michele Vitale, per il reato di truffa. I fatti contestati risalgono al novembre di due anni fa quando il gruppo fa incursione nel sistema telematico dell’istituto di credito Carige, agenzia numero 3 di Roma, riuscendo a saccheggiare il conto corrente on line di un risparmiatore. All’uomo, stando alle contestazioni della Procura, vengono sottratte in due riprese le somme di 11.985 euro e poi di 12 mila euro attraverso altrettanti bonifici. Il denaro viene girato a due correntisti Carige delle fililai di Silea e di Quinto che proprio quel giorno avevano aperto il loro conto in banca presso le filiali locali. Scatta la denuncia da parte del risparmiatore e gli investigatori si mettono immediatamente sulle tracce del pirata informatico partendo dai beneficiari dei bonifici. Le forze dell’ordine risalgono poi a cinque persone che finiscono sotto inchiesta: ieri mattina si è aperto a loro carico il processo per truffa. L’udienza è stata però rinviata. Si tratta, innanzittutto, degli intestatari dei conti a favore dei quali sono stati fatti i bonifici: Devid Gabrieli, 30 anni, residente a Ponte di Piave edi Youssef Ettaoussi, 29 anni, abitante a Ponzano Veneto. Alla sbarra ci sono altre tre persone: Claudio Francescato, 33 anni di Trebaseleghe; Silvano Perito, 49 anni di Robbio (Pavia); Mirko Zanchin, 29 anni, abitante a Villa Del Conte (Padova). L’udienza è stata rinviata. La difesa, rappresentata tra gli altri dall’avvocato Rosa Parenti (per Ettaoussi), si prepara a dare battaglia sostenendo che i beneficiari dei bonifici erano in realtà soltanto dei prestanome e che i veri pirati informatici vanno cercati altrove, non tra gli imputati. L’inchiesta, partita dai nomi dei correntisti di Quinto e di Silea, si è in effetti estesa ad altre cinque persone ritenute responsabili della truffa messa a segno on line. Intanto la vittima, il romano G.S. di 79 anni, ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento in corso davanti al tribunale di Treviso per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla truffa.

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