Conegliano, precario per diciotto anni: lascia il coordinatore dei giudici di pace
L’avvocato Massimiliano Marchetti ha vinto un concorso e da lunedì 13 dicembre sarà direttore alla Procura di Gorizia. «Mi piacerebbe tornare a Conegliano, quando i diritti della magistratura onoraria saranno riconosciuti»

CONEGLIANO. L'ufficio del giudice di Pace di Conegliano ritorna ad avere solamente un magistrato onorario. Il coordinatore, il giudice Massimiliano Marchetti, ha vinto un concorso e da lunedì 13 dicembre sarà direttore alla Procura di Gorizia. La Città del Cima, ma anche l'intero territorio del Coneglianese, Vittoriese e Pievigino, avrà solo un giudice di pace, Massimo Armellini, che aveva preso servizio dal 2019. Una situazione di “solitudine”, che aveva vissuto lo stesso Marchetti, dal 2016 al 2019. 57 anni, avvocato triestino, Marchetti nel 2003 arrivò a Conegliano e nel 2004 è stato nominato coordinatore dei giudici di pace, ruolo che ha svolto con apprezzamento unanime.
Solo tra sei mesi potrà sapere se potrà tornare a svolgere servizio a Conegliano, perché?
«C'è un annosa questione che riguarda la magistratura onoraria. Le istituzioni europee hanno messo “sotto accusa” l'Italia per il trattamento della magistratura precaria. Avrei voluto stare fino alla fine del mandato, ma finché non viene fatta la riforma vi sarà una continua emorragia di giudici che avranno altri incarichi. La legge non prevede incompatibilità. Ma solo successivamente alla mia entrata nella pubblica amministrazione, ci sarà una pronuncia del Ministero sul parere dei capi ufficio che, se positiva, potrà vedere il mio rientro. Ma non prima di sei mesi».
Un bilancio della sua esperienza?
«Lascio con la morte nel cuore, sono stati quasi vent'anni di vita. All'inizio eravamo cinque giudici onorari, poi rimasti in tre, nel 2013 assorbito anche l'ufficio del giudice di pace siamo stati sempre più ridotti. Dal 2016 al 2019 sono stato da solo, un periodo veramente pesante».
Lei è anche avvocato, cosa le dà più gratificazione?
«Ho privilegiato l'aspetto pubblico rispetto a quello privato, cioè ho avuto più soddisfazione nell'operare per la comunità, anche se come avvocato ho avuto le mie soddisfazioni. Però anche da questo deriva la scelta di andare in un posto dove c'è bisogno di personale, le carenze di personale sono note a tutti. Spero di rendermi utile anche nell'ufficio dove inizierò a lavorare da lunedì».
Di Conegliano cosa ricorderà con più piacere?
«È una domanda da un milione di dollari. Ho sposato una vittoriese, conoscevo già questo territorio. I miei figli sono cresciuti tanto nella zona. Mi rimarrà la concretezza e operatività. Tra Conegliano e Vittorio Veneto vedo uno spirito di positività, i traguardi raggiunti ad esempio per il Prosecco, le tante realtà produttive, industriali, culturali, sono dovute ad uno spirito di intraprendenza. Venendo da Trieste, passato il Tagliamento, arrivato in Veneto, osservavo anche un altro tipo di paesaggio, di cura nelle cose, che mi ha sempre colpito. La cura che i coneglianesi e i trevigiani hanno nelle loro occupazioni».
Tornerà comunque a Conegliano...
«Ho anche un passato di ex ufficiale alpino e apprezzo le eccellenze enogastronomiche di questi luoghi. Devo io ringraziare Conegliano. Ricordo quando sono andato anche a fare lezioni nelle scuole, ad esempio al Turistico, per far conoscere la realtà dei Giudici di Pace, che ogni tanto vengono confusi con i tribunali. Invece sono dei giudici di prossimità». —
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