Conegliano: addio a don Vian, il saltimbanco di Dio

CONEGLIANO. Don Gigi Vian, "il saltimbanco di Dio" come lo chiamavano i suoi ragazzi di via Molmenti a Conegliano, è morto in casa di riposo a Vigo di Fassa (Trento), il paese natale che tanto amava, ai piedi del Catinaccio, la montagna che adorava. Aveva 91 anni. Oggi, alle 14.30, le esequie; sarà sepolto accanto al padre e alla madre, nel caratteristico cimitero di Vigo, dove negli anni di Conegliano saliva spesso in preghiera. Salesiano, appassionato di cinema, negli Anni '60 don Vian si è trovato ad animare, insieme a don Antonio Prai, il castello Brandolini di Cison, trasformandolo in un laboratorio sociale e politico per i cattolici più impegnati nell'attuazione del Concilio e, quindi, anche nella pratica del dissenso. Il primo novembre 1973, Vian e Prai aprirono la Piccola Comunità di Conegliano, recuperando una casa ed una campagna abbandonata, messa a disposizione dal Comune e dall'allora plenipotenziario Lino Innocenti. Don Gigi e don Ton davano ospitalità a quelli che oggi Papa Francesco chiama gli scarti, i barboni, gli ex carcerati senza casa, i tossicodipendenti senza punti di riferimento, i fuori di testa. Poi, con gli anni, la profezia è venuta meno, per l'impossibilità economica di risorse, e la casa si è strutturata per l'accoglienza e la terapia di tossici inviati dalle aziende sanitarie.

Don Prai è sceso a Parè per fondare un'altra comunità, mentre in via Molmenti è arrivato don Antonio Zuliani, il confessore di Berlusconi. Erano gli anni in cui gli alpini di Treviso realizzavano l'autentico miracolo della casa di Fontanellette, per ospitare altri tossicodipendenti, e in cui don Zuliani si fece scucire dai fratelli Berlusconi circa 100 milioni dell'epoca (lire, quindi) per acquisire la fattoria di Levada di Ponte di Piave. La Comunità conservò il nome di piccola, ma diventava sempre più grande, con Vian e don Zuliani che non perdevano un'occasione per frequentare quotidianamente scuole, convegni, teatri, palasport, dove trattare di prevenzione.

Dopo il Gruppo Abele di don Luigi Ciotti, a Torino, era la Piccola Comunità di don Vian ad essere il centro delle nuove politiche, anche governative, contro la tossicodipendenza. Il “saltimbanco” don Gigi era irrefrenabile nella sua attività, tantissimi volontari faticavano a stare al suo passo. Nel 2005 la crisi e don Vian si rifugia tra i salesiani di Belluno, cercando di rimuovere il passato, seppur glorioso, di via Molmenti e le centinaia di giovani salvati dalla droga. Due anni fa la sua decisione di andare a morire a Vigo, in Val di Fassa, da dove per anni scendeva a Conegliano l'austero padre che lo aiutava nella coltivazione dell'orto. Flavio Silvestrin, che ha ereditato la presidenza della comunità, ha cercato di convincerlo a tornare a Conegliano, ma quando ha capito che gli faceva un torto, ha desistito. «È stato un grande, don Gigi, un grandissimo - commenta - nonostante i limiti che tutti abbiamo. A piangerlo sono anche quegli ex delinquenti che lui, di notte, andava a recuperare dove si erano cacciati, rischiando quello che si può immaginare».
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