Condomini-truffa, caso anche a Treviso: agente e acquirenti salvano il cantiere
Nella rete di Bordin e Miatton il residence “Passeggi”. Grosso e i compratori hanno evitato il crac in vicolo Piave

Il cantiere del residence Passeggi
TREVISO. Non c’erano solamente i mai edificati Cross Lam Tower e condominio Greenery di Jesolo nella rete delle società gestite da Fabio Bordin e Sonia Miatton. I due coniugi trevigiani accusati di truffa e frode dalla Procura di Venezia, tra fallimenti di società e cantieri fantasma, avevano allungato i propri interessi immobiliari anche a Treviso lanciandosi in una delle più pubblicizzate imprese edili degli ultimi anni: il residence “Passeggi” in vicolo Piave. E anche lì tutto stava per finire in un crac milionario non fosse stato per l’agenzia che era stata coinvolta nell’affare e nei compratori che già avevano versato alla coppia oltre un milione di euro in preliminari.

Sonia Miatton con il marito Fabio Bordin
L’ennesima società della rete Tutto è iniziato nel 2017 quando Fabio Bordin prese contatti con i venditori dell’immobile in vicolo Piave. Lo fece con il biglietto da visita di un’altra delle tante società intestate alla moglie Sonia Miatton, la “Alley Srl”, controllata di quella “Urban Bio” (100% Miatton) che in quello stesso anno stava promuovendo la prossima realizzazione del condominio Greenery a Jesolo (venduto come pronto al cantiere, mai realizzato e oggi oggetto dell’inchiesta della Procura), Bordin acquistò dalle banche il credito che pendeva sull’immobile lanciando la grande riqualificazione che avrebbe fatto nascere il residence “Passeggi”. Fece partire il cantiere ma anche le vendite, coinvolgendo una delle principali agenzie della città: la Grosso & Partners. Il progetto era bello, il luogo interessante e le vendite iniziarono subito, tra carte e primo grezzo, facendo incassare alla società oltre un milione. A metà lavori ecco sospendersi tutto. «Non ci sono più soldi». Immediato l’allarme tra compratori e agenzia che cercando di vederci chiaro hanno scoperto più scheletri nell’armadio che buone notizie rendendosi conto che il cantiere rischiava di paralizzarsi. Addio soldi, addio case.
La cordata e la brutta scoperta Di qui la decisione, assunta dopo aver constatato che i soldi versati bilanciavano le spese di cantiere fin lì fatte: «Proseguiamo noi». Tutto bene, non si fosse scoperto subito dopo che i crediti bancari che la “Alley” di Bordin e moglie si era accollata per lanciare l’intervento edilizio non erano mai stati pagati. Altro scoglio, altra durissima botta per chi già sognava la nuova casa e chi sull’intervento ci aveva messo faccia e stemmi di impresa, ovvero l’agenzia immobiliare.
La cordata per salvare tutto Attorno al tavolo gli acquirenti hanno deciso così di investire ancora, ciascuno per propria parte, per ripagare il credito bancario lasciato insoluto da Bordin & Co. e con loro si è messa in gioco in prima linea anche la Grosso, che ha deciso di acquisire lei stessa gli appartamenti non venduti e i costi di edificazione mancanti. «La decisione più giusta per la salvaguardia dei clienti e della nostra reputazione», dice oggi Andrea Grosso, titolare dell’agenzia, ancora con il dente avvelenatissimo con la “Alley”. Il commento più moderato è «mai ci saremmo aspettati una simile situazione».
La casa un anno dopo, ma almeno c’è Risultato? Il cantiere dopo uno stop di qualche tempo è potuto ripartire «anche grazie all’attenzione e comprensione dell’impresa che lo gestisce», la Berlese. Finirà in tarda primavera. A tutti i protagonisti costerà di più anche in termini di attesa, ma almeno avranno la casa che avevano pagato. Cosa non successa agli acquirenti jesolani di Bordin e Miatton, e ai tanti che chiedono conto dei soldi pagati.—
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