Condannato per rapina, ucciso a Napoli

Giuseppe D’Aniello, ai domiciliari per il colpo alla gioielleria di Pieve, ha assalito un market: freddato da un carabiniere
Di Fabiana Pesci

Esattamente due mesi fa il tribunale di Treviso lo ha condannato a otto anni di reclusione perché lo ha riconosciuto tra i colpevoli della rapina alla gioielleria Toffolatti di Pieve di Soligo. Venerdì sera Giuseppe D’Aniello, 22 anni, è evaso dagli arresti domiciliari (era in comunità nel Casertano) per compiere un altro colpo, questa volta in un supermercato di Quagliano, in provincia di Napoli: è stato ucciso da un carabiniere fuori servizio, che ha risposto al fuoco esploso dagli stessi banditi. D’Aniello, l’1 aprile, era stato condannato per i reati di rapina aggravata in concorso, tentato omicidio e riciclaggio, commessi durante quella rapina violenta, in cui il titolare della gioielleria di Pieve, Pierpaolo Toffolatti, rimase ferito da un colpo di arma da fuoco, esploso da uno dei componenti della banda.

A seguito della condanna di primo grado i cinque membri della banda sono stati messi agli arresti domiciliari, in comunità di recupero. D’Aniello, arrestato cinque mesi dopo il colpo avvenuto in provincia di Treviso, venerdì sera, alle 19, con un complice ha fatto irruzione nel market Sisa di Quagliano, chiedendo alla cassiera di consegnargli l’incasso della giornata. All’interno del negozio era presente un carabiniere fuori servizio, che stava facendo la spesa. Nel momento in cui il militare ha intimato ai rapinatori di fermarsi, uno di loro ha estratto una pistola e ha sparato in aria. Il carabiniere non ha potuto far altro che rispondere al fuoco. Al termine della sparatoria, a terra è rimasto il cadavere di D’Aniello. Il suo complice, rimasto ferito, è stato arrestato: era in regime di semilibertà dopo una condanna a sette anni per rapina. In serata sarebbe dovuto rientrare nel carcere di Secondigliano a Napoli dal quale poteva uscire dalle 7 alle 21 per andare a lavorare in un'impresa edile. La notizia della morte di D’Aniello in poche ore è rimbalzata da Napoli a Treviso. È ancora vivo infatti il ricordo della rapina alla gioielleria Toffolatti di Pieve di Soligo, avvenuta l’8 novembre 2012. Il rapinatore ucciso a Quagliano, insieme ad altre quattro persone, armate di pistola, fece irruzione nel negozio all'orario di chiusura con l'intento di farsi consegnare gioielli e denaro. Qualcosa però andò storto: al culmine della rapina (che fruttò 120 mila euro), partì un colpo d'arma da fuoco, che penetrò nell'inguine di Pierpaolo Toffolatti, fuoriuscendo dal gluteo senza ledere organi vitali. Dopo cinque mesi di indagine i carabinieri di Treviso, coordinati dal pubblico ministero Giovanni Valmassoi, avevano arrestato cinque persone per quella rapina, tra cui D’Aniello. Chiuse le indagini, il pm aveva formulato una richiesta di condanna pari a 42 anni di reclusione. Il tribunale li ha condannati a 35 anni: la "mente" della banda, Francesco Sarracino, 34 anni, aveva rimediato una condanna a dieci anni; stessa pena per Giuseppe Mele, colui che il tribunale ritiene abbia premuto il grilletto contro Pierpaolo Toffolatti. Giuseppe D'Aniello, nipote di Sarracino, era stato condannato a otto anni. Sette anni e quattro mesi a Giovanni Verde, 34 anni, incaricato del noleggio dei camper con cui la banda si spostava per mettere a segno rapine in mezza Italia. Nel corso dell'udienza poi era stato accolto il patteggiamento a un anno e sei mesi per Giuseppe D'Alterio, 42 anni.Dopo la sentenza di primo grado, i banditi sono stati messi ai domiciliari, in una comunità di recupero, da cui D’Aniello è evaso prima di compiere l’ultima rapina.

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