Condannati in Italia, ma assolti in Austria

Mai in cella i quattro terroristi accusati dell’eccidio: a loro carico “prove insufficienti”
VALDOBBIADENE. Sulla vicenda di Armando Piva e delle altre tre vittime della strage di Cima Vallona grava tutt’ora la pesante eredità lasciata dall’impunità dei colpevoli. Nemmeno un giorno di prigione è stato infatti scontato dagli aguzzini del giovane Alpino radiofonista morto ammazzato. I responsabili dell'attentato furono condannati in contumacia dalla Corte d'assise di Firenze nel 1970 ma poi assolti nel processo austriaco per mancanza di prove. Le indagini individuarono gli autori della strage nei terroristi del BAS (Befreiungsausschuss Südtirol; Fronte di liberazione del Sud Tirolo): Norbert Burger ideatore dell’attentato e capo della cellula terroristica; Peter Kienesberger, artificiere che confezionò le bombe e le collocò con l’aiuto di Erhard Hartung e Egon Kufner. Per questo ed altri attentati compiuti tra l’agosto del 1966 e l’agosto del 1967 la Corte d’assise di Firenze il 14 maggio 1970 condannò in contumacia Norbert Burger (Austria) all’ergastolo per strage continuata pluriaggravata, vilipendio di cadaveri, danneggiamento aggravato e banda armata; Peter Kienesberger (Germania) all’ergastolo per strage, vilipendio di cadaveri, banda armata, danneggiamento ed attentati; Erhard Hartung (Germania) all’ergastolo per strage e banda armata; infine Egon Kufner (Germania) fu condannato a 24 anni per le accuse di strage e di banda armata. Nessuno di loro però ha mai scontato nemmeno un giorno di prigione. Dopo forti pressioni diplomatiche italiane anche l’Austria li processò ma i tre furono assolti per mancanza di prove. A ricordare la strage c’è anche una canzone di Francesco Guccini, “Cima Vallona”, scritta nel 1968, un verso fa così: "Voglio saper se la mano assassina che ha mosso la terra, che ha messo la mina, sa stringere un'altra, se sa accarezzare, se quella d'un uomo può ancora sembrare".
(sil.c.)


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