Con il microchip TaoPach vola il fatturato dell’azienda

CASTELFRANCO. Punta a chiudere il 2019 con un milione e mezzo di fatturato Tao Technologies srls, l’attività fondata nel 2012 in borgo Treviso da Fabio Fontana, dove si fabbricano dispositivi medici brevettati per alleviare i dolori muscolari attraverso la nanotecnologia. «Si chiama TaoPatch il dispositivo che ci sta permettendo di crescere», spiega Fabio Fontana, tecnico informatico e naturopata originario di Enego, da anni residente a Castelfranco.

«Ho sviluppato a Roma questo microchip che si applica sulla cute con un nastro cerotto, agisce sul sistema nervoso e migliora la postura, riducendo i dolori muscolari», chiarisce Fontana. «Ma per creare l’azienda ho deciso di costruire un team di lavoro a Castelfranco, tornando in Veneto, perché non volevo sottostare ai tempi romani e qui sapevo di poter contare sulle professionalità più qualificate».

Oggi sono otto i dipendenti di Tao Technologies, tra periti elettronici, esperti di prototipazione e materiali plastici, amministrativi. Un’équipe a cui si aggiunge il professor Alberto Lomeo, responsabile medico scientifico, ex primario di cardiochirurgia al Cannizzaro di Catania che, dopo una ricerca sulla sclerosi multipla e il dispositivo TaoPatch, è entrato nella squadra.

Ieri nel laboratorio e studio di via Molise c’era un paziente arrivato da Ancona, che dopo aver sofferto di dolori muscolari da malocclusione mandibolare, causati anche da un intervento chirurgico, è ricorso al microchip su consiglio del medico odontoiatra. «Un paziente che vive sotto farmaci, che grazie al dispositivo ha avuto grossi benefici», dice Fontana. Ecco come funziona: attraverso la nanotecnologia il microchip si eccita con il calore del corpo, che si trasforma in onde, «con l’effetto di un laser ultra-debole, migliorando la comunicazione tra il sistema nervoso e i recettori del movimento». Il caso è stato analizzato, con il paziente, nell’ambito di una lezione tenuta da Fontana e Lomeo a dei professionisti del settore sanitario. «In questi giorni stiamo condividendo i risultati del dispositivo esaminando un paio di casi clinici al giorno».

La crescita del fatturato, che nel 2018 era sotto il milione di euro, continua anche all’estero: «Dall’anno scorso abbiamo una sede a Kyoto, che ci ha permesso di aprire il mercato giapponese». Il costo del microchip è di circa 160 euro e il dispositivo viene commercializzato solo attraverso medici e fisiote rapisti, dopo l’apposita formazione fornita dalla società di Fontana. –

Maria Chiara Pellizzari

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso