Compiano ha saldato i conti con lo Stato

Ventidue milioni per tasse e Iva evase ricavati dalla vendita del suo “tesoro”. Intanto il processo è iniziato: battaglia in aula



Il credito che lo Stato vantava nei confronti di Luigi Compiano è stato interamente saldato grazie alla vendita delle auto di lusso che facevano parte della collezione privata dell’imprenditore trevigiano. Dalla vendita della collezione da capogiro di 434 auto, 159 moto e motorini, 58 barche e 134 biciclette sono stati ricavati tra i 45 e i 50 milioni di euro. Allo Stato sono andati i 22 milioni che avanzava dall’evasione di imposte e Iva. Al curatore fallimentare sono andati i restati 25-30 milioni di euro che saranno poi destinati ai creditori in base alle priorità. Compiano che, nel frattempo ha perso tutti i suoi beni e le sue proprietà confiscati, ora vive in un appartamento a Treviso.

È questo il dato emerso a margine della prima udienza del processo a Luigi Compiano, l’ex patron di Nes, North East Services (difeso dall’avvocato Piero Barolo) la società madre dell’impero Compiano, accusato principalmente di essersi indebitamente appropriato di 36 milioni di euro che per 18 anni, secondo l’accusa, l’imputato avrebbe prelevato dal caveau della società di Silea principalmente per spese personali o da destinare ad altre società di famiglia (l’Istituto Vigilanza e l’Autocom srl) ma soprattutto per arricchire la collezione personale di veicoli, natanti e biciclette che venivano custoditi in alcuni capannoni della Nes. Sulla testa di Compiano pendono altre due accuse. La prima è quella di bancarotta documentale per aver tenuto le scritture documentali di Nes in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari. La seconda è di bancarotta semplice per aver provocato il dissesto di Nes attraverso i prelievi di contanti dal caveau ed omettendo, nonostante i ripetuti richiami del collegio sindacale, di esigere il pagamento dei crediti vantati per un importo di 8 milioni e 300mila euro nei confronti di alcune società del gruppo.

La prima udienza di ieri è stata prettamente tecnica. Il legale di Compiano, l’avvocato Barolo, ha presentato due eccezioni che il collegio (presidente Francesco Sartorio, a latere Leonardo Bianco e Cristian Vettoruzzo) ha respinto. In una, in particolare, l’avvocato Barolo aveva rilevato che il reato di appropriazione indebita è attualmente procedibile a querela di parte e chiedeva quindi che le parti civili (tra esse l’Agenzia delle Entrate, Partesa srl, Coop Service, Veneto Banca, Attijariwafa Bank Europe, Unicredit, Intesa San Paolo, Mondial Service e Nes spa) riproponessero la querela come previsto dal decreto Legislativo del maggio 2018. Se la richiesta fosse stata accolta dai giudici, il processo sarebbe slittato almeno di 3 o 4 mesi. Un “rinvio” utile per la difesa in ottica di prescrizione del reato di appropriazione indebita, che dovrebbe arrivare tra un paio di anni. Il processo è stato rinviato al 20 febbraio prossimo, per la presentazione di altre eccezioni e per l’audizione del curatore fallimentare Sante Casonato. —



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