Commercialisti a caccia di praticanti

TREVISO. Pochi, pochissimi praticanti, mentre i commercialisti sono sempre più anziani. A lanciare l’allarme è lo stesso presidente dell’Ordine dei commercialisti di Treviso Vittorio Raccamari: oggi nella nostra provincia di praticanti se ne contano appena 113 iscritti all’apposito albo. A gennaio del 2009 erano quasi il doppio. In 4 anni se ne sono persi insomma quasi un centinaio a riprova che i neolaureati non sognano più di diventare commercialisti. Un dato di fatto con cui l’Ordine sta facendo i conti, un problema cui è chiamato a trovare soluzioni per rendere questa professione, un tempo tra le più ambite, ancora appetibile.
«I commercialisti dal 2008, anno di nascita dell’albo unico, sono aumentati di 202 unità, il 70% è rappresentato da uomini, il resto sono donne anche se sta diminuendo il divario», spiega Raccamari. Inferiori ai 40 anni solo circa il 27%; tra i 41 e i 60 anni sono il 58% e il 14% di loro ha più di 60 anni. «In futuro dovremo fare i conti con un grandissimo problema, anche per quanto riguarda la cassa di previdenza», spiega Raccamari, «fino a fine 2000 il professionista era riconosciuto a livello di collettività: aveva un ruolo sociale e una remunerazione adeguata. Oggi non è più così».
Altro aspetto problematico riguarda il numero di commercialisti professionisti: secondo Raccamari sarebbero decisamente troppi, a causa di una politica di accesso alla professione sbagliata attuata in passato. «E comunque troppi alla luce dell’attuale crisi economica: non dimentichiamo che viaggiamo a 250 aziende fallite all’anno. C’è meno lavoro, il nostro compito è sempre più burocratico, legato ad attività che hanno meno remunerazione». Un piccolo attacco alla gestione delle sovvenzioni statali infine. «I Caf ricevono un contributo dallo Stato pari a 14 euro per ogni dichiarazione, mentre noi commercialisti appena di 0.50 centesimi. Questa è un’ingiustizia». L’Ordine si sta attivando a tutti i livelli per far tornare la professione ancora appetibile anche tra le generazioni future. «Stiamo entrando nelle scuole secondarie e all’università per far conoscere la nostra professione. L’Ordine di Treviso ha contribuito a creare un percorso di laurea a Trento specifico per i dottori commercialisti». Ma questo non basta. «Il mondo in cui operiamo è vastissimo: dobbiamo ripensare la nostra professione in un’ottica di maggiore specializzazione», conclude Raccamari. (s.g.)
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