Colline del Prosecco patrimonio Unesco, parte la spedizione: «Siamo i migliori»

Innocente Nardi si prepara alla giornata di domenica a Baku. «È un processo di maturazione di tutta la comunità»
De Polo Saccol colline del Prosecco in concorso per patrimonio dell'Unesco
De Polo Saccol colline del Prosecco in concorso per patrimonio dell'Unesco

VALDOBBIADENE. La certezza che il “World heritage committee”, domenica a Baku, decreterà che le Colline del prosecco sono da considerarsi “patrimonio culturale dell’umanità” ancora non c’è. Ma Innocente Nardi, presidente della società di scopo che promuove la candidatura, è fiducioso.

Ci sarà anche lui, in Azerbaijan, insieme al presidente Luca Zaia e ai collaboratori che hanno perfezionato il dossier, Agnoletti, Restucci e Saccon. «Tutti pronti», ammette Nardi, «a rispondere ad eventuali obiezioni». . Domenica prossima, il grande giorno. Trentasei le candidature. Di solito ne viene scelta una per nazione.

Le “Colline del prosecco di Conegliano-Valdobbiadene” è l’unica per l’Italia. Il clima di questi giorni è quello dell’attesa palpitante, come poco più di una settimana fa per la candidatura olimpica, «con la certezza», sottolinea Nardi, «di aver presentato il migliore carteggio, ma anche con la speranza che sia confermato il parere favorevole espresso recentemente da Icomo, l’International Council on monuments and sites».

«Arriviamo da un percorso lungo, avviato ancora nel 2008», ricorda Nardi, «approfondito passo dopo passo, che ha prodotto due dossier, uno sospeso l’anno scorso, l’altro promosso quest’anno. Non è stato soltanto un itinerario di studio che ha coinvolto alcuni specialisti, ma un processo di maturazione da parte di tutta la comunità che abita queste colline e di quanti, all’esterno, l’hanno sostenuta».

Un itinerario di consapevolezza. «Abbiamo imparato a conoscere aspetti del nostro singolare territorio che davamo per scontati e che, quindi, forse non apprezzavamo come meritavano. Si pensi solo all’agricoltura eroica della Pedemontana, con i valori ed anche i sacrifici di generazioni di contadini». A Baku, così si spera, verrà riconosciuta la bellezza culturale di un paesaggio, non quindi la bontà dei vini – dal prosecco al cartizze – che in questo paesaggio si producono. E che pure meritano ogni considerazione. Ma anche Nardi, che è presidente del Consorzio diocg prosecco, tiene a ribadire che l’operazione «non è mercantile, non è commerciale»; che quindi non si tratta di portare a casa dall’Azerbaijan un marchio, magari da sfruttare per far crescere il già spumeggiante prezzo delle bollicine. «La consapevolezza che tutti i produttori hanno maturato in questi anni», spiega Nardi, «è quella che continua a ribadire il presidente Zaia, e cioè che tanto più bello sarà questo paesaggio, quanto più sostenibili saranno le attività in esso svolte».

In altre parole, bisognerà arrivare in tempi rapidi a trattamenti zero. Si tratta, in altre parole, di un processo di purificazione del territorio, dall’abuso non solo di sostanze chimiche, ma anche di imperfezioni cementizie (e non solo). Ecco perché l’anno scorso la “core zone” è stata essenzializzata. E i 15 comuni del territorio stanno applicando un severo protocollo di polizia rurale che, di fatto, è anche di pulizia del territorio, con ricadute sui Comuni della “bufer zone”. Esattamente com’è avvenuto 10 anni fa con le Dolomiti Unesco.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso