Colleoni, geometra coraggioso che lasciò tutto per dipingere

Parlare di Giorgio Colleoni in città richiama gli aneddoti che raccontano anche le storie di tanti altri nomi del cenacolo degli artisti trevigiani e non solo. Nomi noti e meno noti, presenti e passati: Varisco, Bragaggia, Sbaiz, Dinetto, Mora. Ma anche pilastri dell’arte italiana come Fo, che fequentò lui e i suoi scritti con puntate cittadine che mai negavano un’ombra Dalla Elsa, la bellissima osteria degli artisti in vicolo San Gregorio (dove ora trova posto Gustolia), chiusa vent’anni fa e testimone di mirabolanti storie e personaggi. Attorno a Colleoni, scomparso venerdì,tanti amici e conoscenti che in città animavano una passione per l’arte, per il suo essere creazione ma anche compassione, condivisione. E forse il momento più difficile per lui è stato trovarsi vittima di un male che tre anni fa gli aveva impedito di maneggiare l’amato pennello. Quello per cui aveva deciso di lasciare perfino il lavoro da geometra. «Era un professionista capacissimo e stimato, lavorava anche per la Soprintendenza» lo ricorda l’amico architetto Giorgio “Ciccio” Fantin, che con lui per anni ha condiviso le iniziative del “cenacolo” e le storie di gioventù. «Aveva un suo studio, poi ha deciso di dedicarsi all’arte, e ci ha messo tutto se stesso». Geometra, pittore, e perfino batterista (c’è chi ancora se lo ricorda dietro tom e rullante) con “I Roveda”, complesso che animava le serate di vari locali della Treviso di parecchi anni fa. Tanti ricordi di una Treviso che non c’è più. I funerali saranno celebrati mercoledì alle 10 al Duomo di Treviso, ma c’è un cenacolo d’artisti che vorrebbe dargli un addio a “suo modo” tra arte, vino e ricordi. E che forse si riunirà nei giorni della Merla per il tradizionale “magnar d’artista” quest’anno dedicato alla memoria di Giorgio. —
F.D.W.
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