«Cinghiali, sparare a vista» Nella Marca sono già 2500

Lorenzon informa che la polizia ha l’ordine di abbatterli se sono vicini alle strade «Una tragedia come quella di Cefalù può capitare quii»
Un cinghiale selvatico
Un cinghiale selvatico

VALDOBBIADENE. Un cinghiale vicino alle strade? L’ordine alla polizia provinciale è di sparare. Lo conferma l’assessore alla caccia, Mirco Lorenzon, che è prodigo di consigli, dopo la tragedia avvenuta a Cefalù. Potrebbe ripetersi, a suo avviso, anche in provincia di Treviso, dove i selvatici sono 2500. Un numero contenuto (si fa per dire), perché gli abbattimenti sono tra i mille e gli 800 ogni anno. Le riserve di caccia hanno l’autorizzazione a sparare, senza remore, insomma senza se e senza ma. Gli incidenti in strada sono già avvenuti, compreso quello molto grave, qualche anno fa, sulla Jesolana. I cinghiali stavano pascolando nei campi di mais. Ed ecco un primo consiglio dell’esponente provinciale: i contadini entrino con circospezione nelle coltivazioni di mais, perché questi selvatici le prediligono per le loro razzie alimentari.

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Ma Lorenzon mette in guardia anche dalle passeggiate nei boschi della Pedemontana e sulle colline. «È facile imbattersi nei baby cinghiali, sono piccoli, quasi un giocattolo, ma è saggio non avvicinarsi perché possono avere delle mamme a poca distanza, che pesano anche un quintale e si fiondano contro, senza riguardo». A passeggio si va sempre più spesso con i cani. Se questi impattano un cinghiale è fatta: a soccombere è sempre il cane. «Insomma questi selvatici sono più pericolosi dell’orso». «A Fregona» informa il vicesindaco Giamo De Luca «hanno devastato gli orti, specie in periferia al paese». Hanno procurato danni, dall’altra parte della provincia, al campo golf di Asolo. In cima al monte Cesen hanno arato tutti i pascoli, tanto che i gestori della malga Marich non hanno potuto portare le mandrie ad alimentarsi di erba fresca.

L'assessore Lorenzon
L'assessore Lorenzon

«Ma in questo caso il pericolo è stato addirittura ben più grave» racconta Lorenzon «con i solchi che hanno arato, si sarebbero create pericolose colate di fango se fossero arrivate, in primavera, le temute trombe d’aria». Il fiume Piave è l’autostrada dei cinghiali, specie in questo periodo di secca. Scendono dal Bellunese e viaggiano fino alle grave di Papadopoli, anche più in giù. Quindi chi frequenta, per i più diversi motivi il letto del fiume, è pregato – dalla Provincia – a tenere gli occhi bene aperti. Le riserve di caccia hanno libertà di “eradicazione”, come si dice in gergo. Senza queste misure, suggerite dall’Istituto Ispra, oggi i cinghiali di Marca sarebbero ben più di 5 mila.

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