«Cifre eccessive basate su una Treviso che non esiste più»

Molti negozianti si lamentano di non farcela: «Locazioni sui livelli di 30 anni fa, ci vorrebbero incassi oggi impossibili»

Affitti calcolati su una Treviso che non c’è più, quella delle boutique sempre piene, dello shopping nelle botteghe. Una città investita da crisi economiche e stravolgimenti dei consumi, ma dove, a sentire molti commercianti, la categoria dei proprietari non si è mossa dalle sue posizioni. «Molti hanno convinzioni radicate negli anni, pensano che un investimento fatto 30 anni fa debba fruttare sempre allo stesso modo, a prescindere dal fatto che il mondo attorno a loro sia cambiato. E a quel punto, siccome sono perlopiù molto ricchi, preferiscono tenere vuoto il negozio piuttosto che guadagnarci». Sono le parole di Monica Tonolo, che proprio alla riapertura post Covid ha annunciato la chiusura del suo Franco Caffè a Sant’Agostino. La vicenda di Ovs, che ha annunciato l’addio al centro storico per un affitto ormai diventato insostenibile, non la sorprende. Al Franco Caffè hanno vissuto qualcosa di simile, con un aumento dell’affitto, seppur previsto, proprio durante l’emergenza. «Ma è successo a molti miei colleghi, che si sono trovati con proprietari che hanno giocato al rialzo. Bisogna capire invece che non sono più gli anni di gloria, ci sono pochi residenti, meno uffici. Le famiglie che una volta costituivano la maggior parte della clientela, in città non ci sono più», ha detto Tonolo. Nicoletta Nalin, della camiceria Gentj, in Pescheria, ha avuto un’esperienza opposta a quella della collega, la proprietà ha capito il periodo ed ha ridotto per un periodo il canone. «Sono fortunata, ma molti colleghi non lo sono stati. Anzi l’inquilino viene quasi recepito come un fastidio. Gli affitti sono continuamente aumentati in città, mentre gli affari sono calati», afferma. Le cifre sono da capogiro, i 28 mila euro del vecchio negozio di Tezenis ne sono un esempio; ma anche i 12 mila che hanno costretto Canova alcuni anni fa a lasciare il Calmaggiore. Ma aldilà dei picchi, sono i prezzi medi a preoccupare. Nei dintorni di piazza Pola per una trentina di metri quadrati si arriva a chiedere anche 3.500 euro al mese. «Quanto devi incassare per sostenere affitti simili?», è la domanda retorica che pone Luca Bonato, del DeGusto. Lui ha una visione privilegiata, un’attività nell’immediato fuori mura (in viale Montegrappa) e una in centro in piazzetta Trentin. «Se dovessi guardare solo i conti, a me converrebbe tenere viale Montegrappa e non il negozio in centro. Non ho avuto aumenti o problemi di affitto, ma il centro ha perso appeal. Si vende poco. E come potrebbe essere diversamente se ci vivono meno di seimila persone? Tra cui molte poi hanno l’appartamento in centro, ma ci passano solo il weekend o qualche giorno per andare a cena e fare l’aperitivo», conclude Bonato.

Per Roberto Vasconetto, dell’omonimo colorificio, «il problema degli affitti cari c’è da molti anni. Prima della crisi del 2008 però c’era un equilibro, ora con la riduzione degli incassi questo equilibrio si è rotto. Sono convinto che i proprietari dovrebbero essere più responsabili, la vitalità di un centro storico è un compito anche loro», sostiene. Per Enrico De Wrachien (Rivivere Treviso) «non si può generalizzare. Ci sono proprietari che speculano e altri che invece in questa crisi sono stati vicini agli inquilini. La vera chiave per rilanciare il centro è portarci residenza, che viva in città la quotidianità». Per Andrea Penzo Aiello (Treviso Imprese Unite), «il problema degli affitti ce lo portiamo avanti ormai dalla crisi del 2008. Sono basati su investimenti fatti negli anni ’80 e ’90 e oggi sono anacronistici. Ma dall’addio di Ovs può nascere un’occasione per il centro. L’arrivo di H&M ha rilanciato una zona intera della città, può accadere lo stesso con l’arrivo di uno dei marchi di cui si parla tanto da anni». Zara? Il riferimento è quello: d’altra parte non molti altri oggi si potrebbero permettere un negozio in centro da 5000 mila metri quadrati su cinque piani. —

federico cipolla

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