Ciclista dopato alla Granfondo Pinarello

Doping alla Granfondo Pinarello. È questa l’accusa mossa nei confronti di un cicloamatore oggi 41enne originario dell’Emilia Romagna trovato positivo a sostanze proibite per legge al termine della competizione.
Un caso che ieri è approdato nelle aule del tribunale di Treviso dopo che il fascicolo è stato rimbalzato di Procura in Procura per questioni di competenza territoriale.
Il fatto contestato risale al luglio del 2011, cioè alla seconda edizione de La Pinarello Cycling Marathon (la 15° Gran Fondo Pinarello e della Marca Trevigiana).
Stefano Rossi, questo il nome del cicloamatore, residente a Meldola, in provincia di Forlì-Cesena, all’epoca dei fatti tesserato Udace-Csain e appartenente alla società sportiva “Asd Artusiana Bike” di Forlimpopoli, all'arrivo della classica trevigiana delle gran fondo è stato sottoposto ai controlli antidoping di legge che, stando alle analisi e alle contestazioni degli inquirenti, hanno dato esito positivo: il 41enne è stato infatti trovato positivo alla benzoilecgonina (un metabolita della cocaina), al noretiocolanolone e al norandrosterone. Inoltre nelle urine dell'atleta è stata rilevata anche la presenza di testosterone e dei suoi metaboliti di origine non endogena.
Le sostanze sono inserite nella lista dei farmaci il cui impiego è considerato doping nelle pratiche sportive. Era scattata la segnalazione alla Procura antidoping e a quella ordinaria. Il doping infatti è considerato un reato penale. Da allora però gli incartamenti relativi al procedimento hanno effettuato una sorta di “pellegrinaggio” per problemi di competenza. Da Treviso a Roma, dove ha sede la Procura antidoping. Esaminato il caso, dalla capitale il fascicolo venne rispedito a Forlì-Cesena, giudicato competente per territorio, dato che lì si trova la residenza dell’atleta. Il fascicolo poi è tornato a Treviso, dove era stato effettuato l'accertamento. Rossi ha presentato opposizione al decreto penale di condanna da 12.750 euro, in sostituzione di un mese e 15 giorni di reclusione, di fronte al giudice del tribunale di Treviso.
Ma ieri non c’è stato il tempo per avviare la fase dibattimentale: il giudice trevigiano ha stabilito che dovrà essere il tribunale di Forlì a occuparsi del caso, nonostante la violazione rilevata al termine della competizione. Nel caso in cui la responsabilità venisse provata è verosimile infatti che l’assunzione delle sostanze non sia avvenuta a Treviso, nel giorno della competizione. Ma i giorni antecedenti, versosimilmente a Forlì dove l’atleta si trovava.
E dove il fascicolo è destinato a tornare per questioni di competenza.
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