Giovane ciclista caduta in gara, Alice è tornata a casa. L’inchiesta nel vivo
Alice Toniolli, trentina di 19 anni, era rimasta gravemente ferita nell’incidente del 14 agosto nella gara del 62° Circuito Rosa dell'Assunta a Vittorio Veneto. L’avvocato Eritale: «Siamo convinti che il muretto dovesse avere protezioni»

Dopo un lungo periodo di convalescenza, tra ricovero in ospedale prima e in strutture riabilitative poi, è tornata a casa e sta meglio Alice Toniolli, la ciclista trentina di 19 anni rimasta gravemente ferita nell’incidente del 14 agosto scorso nella gara del 62° Circuito Rosa dell'Assunta a Vittorio Veneto.
È la notizia che tifosi, compagne di squadra e amici speravano di ricevere e nei giorni scorsi è arrivata. Qualche cicatrice sul corpo c’è ancora e col tempo si spera si sanerà.
Ora, però, ci sarà spazio all’inchiesta, che il sostituto procuratore della Repubblica di Treviso, Michele Perminian, ha aperto per fare luce su eventuali negligenze da parte dell’organizzazione nella mancata messa in sicurezza del muretto di un ponticello del circuito, contro cui s’è schiantata la ciclista trentina.
La famiglia di Toniolli s’è affidata all’avvocato bolzanino Miki Eritale, che assiste molti ciclisti in cause civili e penali.
Un esperto del settore che precisa: «È prematuro - dice il legale altoatesino - ogni commento sull’inchiesta della magistratura trevigiana. La querela della famiglia è stato solo un atto dovuto. È chiaro che non si può tappezzare un circuito ciclistico con materassi e protezioni, ma quel ponticello, a mio giudizio, andava protetto, perché si trattava di una strettoia pericolosa, a maggior ragione se si arriva in gruppo. A maggior ragione se poi, come ho letto, era stata segnalata dalla polizia locale. Lasciamo la magistratura fare il suo lavoro e poi ala fine tireremo le somme e decideremo cosa fare».
Proprio il 24 gennaio, una promessa del ciclismo trentino, Sara Piffer, 19 anni, coetanea e amica di Alice Toniolli, è morta, travolta da un’auto mentre si stava allenando sulla piana Rotaliana, fra Mezzocorona e Mezzolombardo.
Nello stesso incidente è rimasto lievemente ferito anche il fratello che si trovava su un'altra bici.
L’inchiesta della magistratura di Treviso ha sollevato la questione sulla sicurezza dei ciclisti. Il sostituto procuratore Permunian sentirà al più presto l’atleta di Mezzocorona.
La procura è convinta che le spallette di cemento del ponticello, contro cui si è schiantata Toniolli, andassero protette con gommapiuma o con altro materiale che attutisse le conseguenze di un’eventuale caduta.
In quel punto della strada, c’è infatti un restringimento di carreggiata e nella direzione opposta a quella di provenienza delle cicliste c’è un cartello che segnala il pericolo con l’obbligo di percorrerlo solo da un veicolo alla volta.
Seppur consapevole che non si possa tappezzare un tracciato ciclistico di protezioni, la procura è convinta che quel particolare punto del circuito andava protetto.
La querela, sottoscritta dal padre e dalla ciclista al fotofinish, pochi giorni prima della scadenza dei termini, nel novembre scorso, ha dato linfa all’inchiesta del sostituto procuratore Permunian, altrimenti sarebbe naufragata in un’archiviazione visto che Toniolli è un’atleta dilettante e la procura, non essendo ciclista professionista, non avrebbe potuto applicare l’aggravante dell’infortunio sul lavoro e quindi procedere d’ufficio.
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