«Ci hanno messo in ginocchio, ma noi non molleremo»

Susegana: la famiglia Montesel scrive alla “tribuna” dopo il rogo che ha distrutto il parco camion della “Inerti”
Di Antonio Menegon
Filippi Nervesa della Battaglia incendio alla Nervesa Inerti
Filippi Nervesa della Battaglia incendio alla Nervesa Inerti

SUSEGANA. Una nuova generazione di imprenditori del settore inerti sono stati messi in ginocchio dal rogo scoppiato venerdì notte a Nervesa, nel cantiere della Nord-Est Inerti. Quattro camion distrutti, uno danneggiato, ma soprattutto una nuova impresa, fatta da tre ragazzi da poco maggiorenni, che rischia di non poter rialzare la testa. Anche se la determinazione di Maria e Francesca Montesel, le giovani figlie di Daniele, titolare di “Ghiaia di Colfosco” dichiarata fallita recentemente, con molti lavoratori rimasti a casa, e Giorgio Montesel, figlio ventenne di Antonello, scomparso il primo maggio scorso a soli 51 anni, non intendono mollare. Tiziana Pompeo, mamma delle due giovani, e zia di Giorgio, affida tutta la sua amarezza e la sua rabbia a una lettera inviata alla “tribuna di Treviso”.

«La sofferenza che ha coinvolto la mia famiglia», scrive la signora Tiziana, « in quest'anno non mi permette di restare indifferente a quanto successo alla Nord-Est Inerti. Se dovessi fare un bilancio di questo 2014 mi sento di mettere in primo piano un anno di sofferenza con il quale stiamo ancora facendo i conti, che ci ha condotto a dure battaglie sul lavoro, calpestando e distruggendo un'attività che si reggeva da anni e soprattutto la dignità di coloro che l'hanno duramente creata e portata avanti. Un anno di sofferenza e di lotta con la vita da parte di Antonello, in cui nonostante le cure e il suo desiderio di vivere, la morte non ha avuto pietà. Un anno anche di grandi speranze, viste svanire giorno dopo giorno come bolle di sapone. Un ultimo “regalo” la famiglia lo ha ricevuto qualche notte fa con il rogo di Nervesa con il quale sono andati distrutti quattro camion, provocando danni per centinaia di migliaia di euro. Si può soprassedere anche a questo, ma non di certo al fatto di aver messo in ginocchio chi, utilizzando le proprie risorse ed energie, cercava di costruire qualcosa di nuovo in ricordo del coraggio e della determinazione del papà che ora non ha più».

In queste parole sono racchiusi tutti i sentimenti di grande amarezza di una famiglia storica del Coneglianese, che si è vista in pochi mesi bersagliata dalla malasorte e dai nemici, ma che con atteggiamento tipicamente veneto ha deciso di rimboccarsi le maniche per provare ad andare avanti lo stesso.

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