Chiude Banca d'Italia di Treviso, maxi affare in piazza Pola

L'ufficio dell'ente finanziario nazionale ha chiuso battenti venerdì. L’immobile destinato alla vendita per case o megastore

Un palazzo storico di tre piani con affaccio su piazza Pola e via Paris Bordone, soffitti in legno come gli ammezzati, pavimenti in pregiatissimo “terrazzo veneziano”, ampie finestre sulla città in piena area pedonale ma con accesso per le auto. Il tutto a cento metri netti da piazza dei Signori e ancor meno dal Duomo.

È il palazzo della Banca d’Italia; o meglio: il palazzo “che fu” dell’istituto finanziario nazionale visto che da venerdì pomeriggio tutti gli uffici sono stati chiusi, i dipendenti trasferiti o pensionati e l’immobile lasciato libero. Una parola chesi trasforma in un maxi business se si considera che fino ad oggi la Banca d’Italia ha deciso di vendere tutte le filiali che chiudeva, soprattutto se «si tratta di immobili di alto pregio, in molti casi anche di interesse storico e artistico» scrive l’istituto, «molto ben inseriti nel contesto urbano che li ospita in cui rappresentano un riferimento per le comunità locali». E l’edificio di piazza Pola, in questa descrizione, calza a pennello.

Dall’istituto arrivano già mezze conferme, ma l’ufficializzazione ancora non c’è, «...è stato appena liberato». Ci vorrà qualche tempo, anche perchè «al palazzo sono collegate alcune residenze affittate a dipendenti e in corso di trasferimento». Privilegi di Stato che equivalgono ad appartamenti in via Paris Bordone, adiacenti il palazzo della Banca d’Italia. La strada comunque pare segnata. Basta guardare cosa è avvenuto a Belluno e in altri capoluoghi d’Italia dove l’istituto ha chiuso e messo in vendita.

Tutto compreso quindi (ex Banca d’Italia e appartamenti) l’affare di piazza Pola arriva a sfiorare i 20 mila metri cubi, che tanto per dare un’idea equivalgono a tre volte lo store di H&M a Palazzo Onigo. Un affare che oltrettutto, i base alla normativa attuale, può essere giocato a piacere puntando su residenziale o commerciale. «La normativa regionale ammette l’apertura di medio-grandi strutture di vendita anche nel cuore della città e anzi, le incentiva» spieganoda Ca’Sugana, «e per quanto riguarda a conversione degli ex uffici in residenze di lusso...se non si prevedono mutamenti architettonici basta presentare il progetto».

Certo, non sono tempi facili, basti pensare allo stallo in cui versa ancore l’ex cinema Edison, da tasformare in appartamenti di lussocon piscina volante e negozi, ma ancora in cerca di finanziatori. A vantaggio della Banca d’Italia potrebbe però giocare un progetto di riqualificazione a discrezione dell’acquirente, e una posizione centralissima e unica. Cifre? Impossibile darle. Banca d’Italia non ne ha mai pubblicate. Ma una cosa è certa: non sarà certo un affare da comuni cittadini e piccole imprese commerciali. E poi va tenuto conto dei lavori necessari a smantellare l’imponente sistema di sicurezza a guardia del caveau, quella camera blindatissima teatro di un via vai di miliardi prima, e di milioni poi. Teatro perfino di inchieste, come quello che coinvolse la vigilanza Nes di Luigi Compiano due anni prima dello scandalo (si noti bene), quando la polizia scoprì che i furgoni della ditta caricavano milioni di euro in Piazza Pola, ma facevano risultare di trasportare solo “pochi spiccioli” evitando così scorte e maxi misure di sicurezza previste dalla norma. Finì tutto con una sanzione, nulla più. Poi qualcuno ha scoperto che con Nes i soldi giravano, ma alle volte non tornavano più. Ma è un’altra storia.

Federico de Wolanski

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:commercio

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso