Chiedono soldi per i bambini, denunciate finte sordomute

Due giovani truffatrici romene in azione in città: hanno raccolto centinaia di euro. Prima sono finite “alla gogna” sui social, poi sono intervenuti i carabinieri
La truffatrice in azione e la sua reazione quando ha capito di essere stata scoperta
La truffatrice in azione e la sua reazione quando ha capito di essere stata scoperta

FONTE. Chiedono soldi per realizzare un fantomatico centro di assistenza per bambini sordomuti e per essere più credibili si fingono sordomute anche loro: ma di fronte ai carabinieri “miracolosamente” riacquistano udito e favella.

Si tratta di due ragazze rumene, P.S. di 23 anni e M.A. di 21 anni, entrambe senza fissa dimora e già note alla giustizia, che da qualche tempo stavano imperversando nella Castellana e nella Pedemontana raccogliendo offerte e di importo non trascurabile per un progetto inesistente che aveva come unico scopo quello di far ottenere loro un lauto guadagno.

A smascherarle ci hanno pensato i carabinieri di Fonte mentre le due stavano operando domenica scorsa presso il centro commerciale Mega in via Asolana: le due sono state denunciate per truffa.. Non avendole mai viste, è stato il personale del centro a chiamare i militari per le opportune verifiche.

Le due avevano appena spillato 14 euro a un pensionato e a un operaio del posto che credevano di fare un’azione a fin di bene. Le due ragazze davanti ai carabinieri hanno dovuto togliere la maschera, rivelandosi perfettamente in grado di udire e parlare: gli accertamenti hanno dimostrato che il centro di assistenza era una loro invenzione.

Nella stessa mattinata di domenica le due ragazze erano anche a Castelfranco, in via Garibaldi: alla richiesta di maggiori informazioni sulla loro proposta una delle due ha esibito il dito medio, gesto dal significato ben noto a tutti e sicuramente non appartenente al linguaggio dei gesti usato dai non udenti. E debitamente immortalato con una foto poi pubblicata sui social per mettere in guardia altri cittadini. Il modulo per la raccolta delle “offerte” era intestato ad un “Regionale Certificato per le persone non udenti”: una bufala che gira da tempo. —

Davide Nordio
 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso