Chiari & Forti, l'incubo di un nuovo stop

Acqua Marcia è in crisi di liquidità. Il sindaco chiede un incontro urgente con la società
L’area del Piruea Chiari & Forti di Silea
L’area del Piruea Chiari & Forti di Silea
 
SILEA.
La crisi di liquidità di Acqua Marcia spaventa Silea. La messa in vendita del molino Stucky di Venezia ha fatto saltare sulla sedia il sindaco Piazza, che dalla società attende 14 milioni di euro in opere. «Ho chiesto un incontro immediato per capire il futuro dell'investimento alla Chiari & Forti», ha dichiarato ieri.
 Le ricadute su un bilancio comunale che da anni attende come ossigeno i soldi della società immobiliare, potrebbero essere gravi. Il cantiere, dopo la conclusione delle demolizioni, è stato praticamente abbandonato. E gli echi della crisi di liquidità della società di Francesco Bellavista Caltagirone non hanno tardato ad arrivare a Silea. Già alcune settimane fa delle indiscrezioni disegnavano un quadro preoccupante per il piano di riqualificazione della Chiari & Forti. Cantiere fermo, nessuna intenzione di iniziare i lavori a breve. Lo stesso quadro era riscontrabile d'altro canto in molti cantieri targati Acqua Marcia sparsi per la penisola. Ora emerge l'intenzione delle società di vendere il Molino Stucky che ospita un Hilton a 5 stelle sul canale della Giudecca per racimolare un po' di contanti. Forse addirittura 300 milioni, questo il valore dell'hotel messo a bilancio dalla società. Sull'area comprata da Caltagirone sulle sponde del Sile non sono ancora state prese decisioni definitive, ma il fatto che possa rientrare nei beni da vendere spaventa l'amministrazione. «Ho chiesto un incontro alla proprietà - ha fatto sapere il primo cittadino di Silea Silvano Piazza - è evidente che Molino Stucky e Chiari & Forti oggi sono due cose molto diverse, ma in questo momento siamo lasciati nell'incertezza più totale». Le difficoltà della società di Francesco Bellavista Caltagirone nascerebbero da tre fronti diversi. Il primo è legato ad un mancato introito di 95 milioni, che Vegagest avrebbe dovuto versare per un grande immobile in piazza Navigatori a Roma. Acqua Marcia ha citato giudizialmente Vegagest chiedendo l'esecuzione del contratto, ma intanto il cash non è arrivato. Poi la vendita dei posti barca al porto di Imperia procede molto lentamente, anche a causa dell'inchiesta della magistratura; infine la patata bollente della bonifica nell'area milanese coinvolta in un'altra inchiesta. Acqua Marcia ha chiesto agli istituti di credito una moratoria sui pagamenti fino al 31 gennaio proprio per problemi di liquidità. Nel frattempo ha dato incarico all'advisor Rostchild di cedere alcuni asset. I debiti con le banche sono di circa 900 milioni. Per Silea il problema è dato dal fatto che se i lavori non partiranno il Comune perderà il beneficio di 13 milioni di euro. «Torna a galla la responsabilità di tutti gli amministratori che mi hanno preceduto - conclude Piazza - che non sono stati in grado di obbligare la proprietà attraverso la convenzione a realizzare le opere pubbliche a prescindere dal cronoprogramma dell'investimento».

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