Chiarano, il ministero rivuole i soldi dati

CHIARANO. L'ultimo consiglio comunale di Chiarano ha visto una partecipazione di più di cinquanta persone, tanto che la seduta non si è svolta nell'aula consiliare del municipio ma nell'auditorium accanto alle scuole medie del Comune. L'argomento all'ordine del giorno era la revoca di un finanziamento da 160 mila euro che nel 2010 il Ministero dell'Economia aveva concesso al Comune di Chiarano grazie alla cosidetta “legge mancia”. Con quei fondi, il Comune aveva potuto finanziare la realizzazione di una casetta dell'acqua (30.000 euro), l'arredamento del centro disabili sorto presso l'ex asilo Vascellari (50.000 euro) e i lavori di restauro e conservazione alle parrocchie di Chiarano (40.000 euro) e Fossalta Maggiore (40.000 euro). Pochi giorni fa è arrivata sulla scrivania del sindaco, Lorena Rocco, una lettera in cui il Ministero comunicava di voler indietro l'intero importo del finanziamento perché il Comune non aveva mai provveduto a rendicontare le spese sostenute dalle parrocchie, come la legge gli imponeva di fare. Il sindaco ritiene la misura sproporzionata: «Al Ministero manca la rendicontazione per 17.000 euro, e trovo assurdo che per quella cifra ci venga tolto l'intero importo del finanziamento. Per questo motivo faremo ricorso contro il provvedimento, ed abbiamo già incaricato un legale». Ma le opposizioni non ci stanno. Il consigliere Paola Toppan, capogruppo della "Lista civica per Chiarano", ricorda che questo non sarebbe mai accaduto se l'allora sindaco Gianpaolo Vallardi (all'epoca dei fatti senatore e oggi vicesindaco) avesse controllato il lavoro svolto dalle parrocchie: «L'amministrazione di allora ignorò due solleciti ministeriali: il Ministero inviò la Guardia di Finanza, che verificò come il Comune avesse in mano i tre quarti della documentazione necessaria». Mentre il sindaco aspettava anche quella mancante, il Ministero revocò l'intero contributo il 5 dicembre scorso.
Le responsabilità, a suo modo di vedere, sono chiare: «Dov'erano il sindaco, il segretario comunale ed il responsabile della ragioneria del Comune?», si chiede la Toppan. «Per un loro errore dovremo spendere anche 20.000 euro per la causa, che probabilmente perderemo». Ma il vicesindaco Vallardi assicura: «Ci è stato assicurato a livello verbale che ci sono ottime possibilità di recuperare l'importo del contributo, meno i 17.000 euro per cui manca la rendicontazione».
Niccolò Budoia
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