Chef degli angeli tra scosse e neve

Il castellano Gianni Bonaldo nella brigata veneta mandata a Torrita di Amatrice

CASTELFRANCO. La fatica, il freddo, la neve sono già dimenticati, le emozioni vissute, invece, sono incise nell’anima, per sempre. Gianni Bonaldo, 65 anni, chef - prima per lavoro, poi per passione e ora come volontario dell’Assocuochi Treviso -, è appena tornato da Torrita, una martoriata frazione dell’altrettanto martoriata Amatrice. Da giovedì 20 a domenica 22 gennaio scorsi ha prestato servizio nella cucina del campo base in mezzo alla neve caduta copiosa a rendere ancora più difficile la vita in una terra che continua a tremare. Eppure, anche in mezzo all’incertezza quotidiana, si saldano amicizia e si costruiscono ponti.

La brigata di cucina di cui ha fatto parte Bonaldo, referente Emergenze per l’Assocuochi di Treviso, si completava con Giuseppe Battistini, il padovano Fabio Sanguin e il vicentino Giorgio Pegoraro. Una squadra affiatatissima che ha lavorato fianco a fianco dalle 6.30 del mattino alle 21 per preparare pasti a volontari e addetti ai lavori distaccati nel campo base di Torrita, 15 chilometri in linea d’aria da Amatrice . E naturalmente anche per i terremotati. «Partiti per cucinare 150 pasti», racconta Bonaldo, «Siamo arrivati a servirne 400». Un gran lavoro. Sveglia all’alba nel container adibito a dormitorio «dove ogni tanto il pavimento trema», quando fuori la temperatura è ben sotto lo zero.

«Alle 6.30 tutti in cucina», racconta Gianni Bonaldo. E via di gran professionalità e fantasia a inventare e preparare il pranzo creando menù all’altezza di una cucina da ristorante. Persino il dolce, «perché», confessa Bonaldo, «se si lavora con il cuore tutto è possibile». Un dritto ai fornelli fino alle 15. Qualche ora di pausa usata per ricaricarsi e magari visitare il paese ferito dal terremoto e dal maltempo. Alle 18 di nuovo in cucina fino alle 21. Davvero un gran lavoro, per tutti. «Ma alla fine la soddisfazione di sapere di aver dato il proprio piccolo aiuto a chi vive da mesi nella precarietà», tira un primo bilancio lo chef castellano, non nuovo a simili esperienze. E mentre di giorno in giorno, con l’acuirsi del maltempo e la “compagnia” della scosse sismiche, il numero di pasti richiesti aumentava, la brigata comandata da Giuseppe Battistini saldava un rapporto unico con tutto il campo.

Tanto forte che al momento dei saluti ha ricevuto il grazie sincero di tutto il personale in servizio, un tributo spontaneo dalla più alta “autorità” all’ultimo volontario. «Alla fine di questa esperienza», chiude Bonaldo, «resta il rammarico di non aver dato di più. Ci ripetevamo: “Dobbiamo restare”. La certezza è che in ogni caso siamo pronti a ripartire». Nei suoi occhi la desolazione di case, scuole e chiese devastati dalle scosse e piegate dalla neve, nel cuore il calore umano regalato dagli «angeli del terremoto e del maltempo, che, nelle situazioni sempre più critiche non si sono mai tirarti indietro. Una bella testimonianza di solidarietà che ora condivido con chi è rimasto qui in città e con chi mi auguro si prepara a partire per dare una mano a quella gente, che deve convive con la terra che ancora balla e con un inverno particolarmente feroce».

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