Cgil a tavola per la prima spaghettata antifascista

TREVISO. In sessanta a tavola, con il passaparola. Un piatto di maccheroni, letture, canzoni, omaggi, ospiti illustri. Tutto rigorosamente antifascista: t-shirt rosse, Bella ciao, magliette di Gramsci. E torta finale con un segnale anti fascio...Domenica, all’auditorium della Camera del Lavoro, si è tenuta la prima «Spaghettata antifascista» di Treviso. Un rito che vuole celebrare quel dono collettivo» che il 25 luglio del 1943, a Gattatico, la famiglia Cervi portò nella piazza del paese emiliano, per celebrare la caduta del fascismo. Una festa straordinaria, ma prematura. I sette figli saranno fra le vittime più illustri e note del nazifascismo.

Promotori Vigilio Biscaro e Alessandra Gava (ai fornelli lo «chef» era Claudio Naccarati), con Fillea e Camera del Lavoro. Appuntamento di grandissima attualità, come ha sottolineato Giacomo Vendrame, segretario della Cgil, con chiarissima allusione ai fatti di Quinto e a tutti i rigurgiti di intolleranza, a cominciare dai profughi. Sono stati letti testi di Piero Calamandrei, Sandro Pertini e Antonio Gramsci. Il cantautore Alberto Cantone ha eseguito «Fischia il vento e la toccante «Pianura dei sette fratelli», tributo dei Gang alla famiglia Cervi.
E reduce da Gattatico c’era Adelmo Cervi, figlio di Aldo, testimonial della memoria storica della sua famiglia (ha scritto il libro »Io che conosco il tuo cuore»), protagonista delle battaglie a difesa della Costituzione e antifasciste. Con le sue parole ha toccato il cuore dei convitati.

«Abbiamo voluto ripartire dalla storia», dicono Vigilio Biscaro e Alessandra Gava, «per creare un appuntamento annuale, con più persone e in altri spazi. Ma l’obiettivo più ampio è spiegare la storia ai giovani, ai ragazzi, ai bambini nelle scuole. Raccontare cosa è stato il fascismo, perché l’antifascismo è la base di Costituzione e Repubblica. Oggi come allora, per dare la libertà di esprimersi alle persone, contro ogni tipo di tirannia, anche di quelli che vorrebbero farci pensare con la loro testa».
È intervenuto anche Umberto Lorenzoni, presidente dell’Anpi. A tavola anche Rodolfo De Paoli, ex sindaco di Monfumo; Marco Brolese, ex assessore di Asolo; Flavio Carretta, della fondazione Che Guevara. Come sigillo, il famoso passo di Carlo Rosselli: «Siamo antifascisti perché....». E l’ultima ragione: «Perché a nostra patria non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide con il nostro mondo morale e con la patria di tutti gli uomini liberi»
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