Cessalto, i superesperti di Cogne per scoprire la verità sul delitto

Ieri mattina Francesco Sgroi è tornato dal pm: molte lacune su quanto accaduto quel giorno Arrivati i risultati della relazione autoptica: Amelia Zina Castagnotto era gravemente cardiopatica
Di Serena Gasparoni

CESSALTO. Avevano cercato di insinuarsi nel labirinto della mente di Annamaria Franzoni per cercare di colmare le lacune della memoria e scovare le ragioni che portarono la donna, il 30 maggio del 2002, a uccidere il figlio, il piccolo Samuele. Ora gli stessi super periti saranno chiamati a colmare i vuoti della mente di Francesco Sgroi per capire cosa è scattato in lui quando nel giugno scorso ha deciso di premere il cuscino sul volto di Amelia Zina Castagnotto, la madre, uccidendola. Sono stati scelti dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Rebecca: si tratta del professor Pietro Pietrini, psichiatra e ordinario di biochimica clinica e biologia molecolare all'università di Pisa e di Giuseppe Sartori, docente all'università di Padova, esperto in neuroscienze cognitive e neurologia clinica. Entrambi si erano occupati della vicenda di Anna Maria Franzoni, nel processo Cogne bis.

Ieri mattina Francesco Sgroi ha incontrato in carcere il pm titolare del fascicolo. L’interrogatorio non sarebbe comunque stato esaustivo: permangono moltissime lacune su cosa accaduto quella sera e perchè. «Dall'interrogatorio sono emersi ancora buchi nella memoria. Lacune che gli i due consulenti della difesa ora sono chiamati a colmare», spiega il suo avvocato.

Nel corso del confronto sarebbe emerso però che tra madre e figlio ci sarebbe stato un litigio prima del fatto. Non collegato a questioni economiche: dalle verifiche dei consulenti è emerso che nessun errore era stato commesso nella compilazione dell’Isee. È stata depositata inoltre la relazione autoptica dell’anatomopatologo Alberto Furlanetto. Dal documento emerge che l’uomo con il cuscino avrebbe effettuato una compressione delle vie aeree limitata, che non poteva comportare la morte di una persona sana. Dall’autopsia sull’89enne è emerso inoltre un quadro cardiaco già fortemente compromesso. «Dalla relazione autoptica recentemente depositata emerge che la pressione sul volto della vittima è stata contenuta», continua Rebecca, «la morte dunque va posta in concorso causale con i gravi problemi cardiaci di cui già la vittima soffriva da tempo». Ora dunque non resta che aspettare la relazione dei due periti (attesa al massimo in due settimane) grazie alla quale forse si potrà fare chiarezza sulla vicenda.

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