Cementificio di Pederobba, «inquinamento ai limiti»

PEDEROBBA. Qual è il reale impatto del cementificio sulla salute della popolazione? Uno studio punta a rispondere alla domanda che da anni preoccupa gli abitanti di Pederobba e delle zone vicine alla Cementi Giovanni Rossi Spa, azienda che nel suo processo produttivo utilizza non solo combustibili tradizionali bensì anche plastica, e ora è stata autorizzata a bruciare anche quella da rifiuto. «La rilevanza del sito, la consistenza delle emissioni e le caratteristiche dei combustibili utilizzati sono stati pressoché costantemente fonte di preoccupazione da parte della popolazione», scrive l’Usl 2.
Occorre ora integrare i dati raccolti in quasi dieci anni (dal 2008 al 2017) dall’Arpav articolando uno studio più ampio sull’area in cui ricadono i fumi prodotti da cementificio. Secondo gli esperti dell’Arpav l’impatto del cementificio sulla qualità dell’aria e sull’ambiente è «generalmente limitato» ma «fanno eccezione alcune situazioni di breve periodo, che possono dipendere da specifiche condizioni meteorologiche, in cui le emissioni degli ossidi di azoto determinano valori di qualità dell’aria che tendono ad approssimarsi ai valori del limite normativa», ma sotto osservazione ci sono anche idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e particolato fine.
L’indagine proseguirà con i rilevamenti condotti alla stazione Arpav di Onigo mentre Usl 2 e Ser cureranno l’analisi dei dati sulla mortalità e sulla morbosità, verificando cause e tipologia dei ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori negli abitanti della zona. Il team di esperti, con la supervisione del professor Francesco Donato dell’università di Brescia, condurrà uno “studio storico” simile a quanto fatto per l’Ilva di Taranto. Verrà arruolato un gruppo di soggetti «esposti» e un gruppo di «non esposti» verificando la «frequenza di eventi sanitari».
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