Cementi Rossi di Pederobba: ressa e proteste all’assemblea

La ditta: «Nessun pericolo». Puppato: «Ripensateci». Palestra strapiena, 300 sono rimasti fuori
DeMarchi Onigo palestra incontro su Cementi Rossi
DeMarchi Onigo palestra incontro su Cementi Rossi

Assemblea pubblica alla Cementi Rossi di Pederobba: in 300 restano fuori

PEDEROBBA. Nemmeno la palestra è stata sufficiente ieri sera ad ospitare tutta la gente di Pederobba che voleva sentire cosa succederà se verrà autorizzato l'uso di plastiche di recupero come combustibile nei forni della Cementi Rossi, un uso motivato dalla diminuzione sul mercato dei pneumatici esausti, che oggi entrano nei forni del cementificio per 60mila tonnellate annue. In 500 erano in palestra, compresi la senatrice Lura Puppato e gli amministratori comunali, all'esterno, fuori dai cancelli presidiati dai carabinieri, almeno 300 persone a seguire la presentazione da un maxischermo.

Era una presentazione pubblica prevista dalle norme nel momento in cui la Provincia ha deciso che ci voleva la Valutazione di Impatto Ambientale per decidere sul progetto di introdurre la plastica come combustibile. Rassicurante la presentazione fatta dal direttore della Cementi Rossi, Gennaro Verbaro. È risultato che intenzione dell'azienda è di sostituire il 60% di quelle 60mila tonnellate di pneumatici esausti triturati con plastiche.

Il caso Cementi Rossi: plastica come combustibile nello stabilimento di Pederobba
Lo stabilimento Cementi Rossi a Pederobba

Quali? Soprattutto quelle che arrivano dl circuito della raccolta differenziata, pari all'84% di quei 2 milioni e 100mila tonnellate di plastica prodotte in Italia annualmente, di cui il 41% viene recuperato come materia utilizzabile e il 40% va negli inceneritori in Italia e all'estero. Insomma piattini, forchette, vasetti di yogurt inceneriti per produrre cemento. Ma quali gli effetti sull'ambiente? Altrettanto rassicuranti i dati forniti dal direttore della Cementi Rossi, sia presi da campagne di monitoraggio fatte nel cementificio, sia risultati da quelli fatti da Arpa Emilia Romagna nel cementificio di Piacenza dove già vengono utilizzate le plastiche come combustibile.

E Verbaro ha spiegato che le emissioni più temute: diossina e IPA, proprio non ne vengono sprigionati. E ha pure promesso che nei piani dell'azienda c'è l'obiettivo di ridurre in cinque anni da 450 milligrammi a 300 gli ossidi di azoto che vengono emessi. Neppure aumento sensibile di traffico facendo arrivare plastiche anzichè pneumatici: due camion in più al giorno. Pure sul piano sanitario la relazione della Cementi Rossi ha voluto essere rassicurante. Tutti convinti alla fine? No. Il primo che è intervenuto ha ironizzato su una fotografia che faceva sembrare Pederobba un ridente paesino delle Alpi e invitato la Cementi Rossi a dire chiaro e tondo che CementiRossi vuole introdurre plastiche come combustibile per i suoi interessi. Il secondo, arrivato da Sernaglia, ha fatto notare che la zona fino a Pieve di Soligo è una scatola chiusa senza ricambio di aria e sono ben poche le famiglie dove non si registrano patologie tumorali. Un terzo ga precisato che in un ambiente già inquinato aumenti anche piccoli di inquinanti vanno evitati. E sono stati più appluditi di quanto lo sia stato Verbaro alla fine della sua relazione. Laura Puppato: «Vista la situazione dell’ambiente, la preoccupazione della gente e il fatto che il risparmio sarebbe solo di 200mila euro l’anno, invito l’azienda a ripensarci».

Argomenti:cementi rossi

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso