Ragazza contesa, stacca un lobo al rivale: patteggia 22 mesi per la zuffa in centro
L’aggressore 28enne di Vittorio Veneto è stato chiamato a rispondere del reato di deformazione dell’aspetto. Ha ottenuto la pena sospesa avendo risarcito il ragazzo di Codognè, sfregiato, con 20 mila euro

La lite in discoteca finì come il famoso combattimento di box in cui Mike Tyson morse Evander Holyfield: un lobo staccato e tanto sangue. L’autore, un 28enne di Vittorio Veneto, ha patteggiato ieri un anno e 10 mesi, pena sospesa, davanti al giudice Piera De Stefani.
Cosa è successo
Il fatto risale al 12 settembre dell’anno scorso e avviene in un locale di Conegliano, sempre frequentato da giovani, e sarebbe stato il culmine di un diverbio tra due giovani venuti alle mani perché uno dei due avrebbe parlato con la fidanzata dell’altro.
Tutto è nato dopo l’apprezzamento rivolto dal ragazzo di 28 anni, residente a Vittorio Veneto, alla fidanzata di un giovane classe 1990 e residente a Codognè, che è intervenuto immediatamente. «Perché stai importunando la mia ragazza? Non ti devi permettere di rivolgerle la parola», gli avrebbe detto quest’ultimo prima di insultarlo e poi passare alle mani. Dopo lo scontro verbale, infatti, i due sarebbero passati alle vie di fatto.
Secondo quanto raccontano le parti, il 28enne avrebbe reagito ai pugni del ragazzo di Codognè, aggredendolo e mordendogli l’orecchio. Il giovane sarebbe poi scappato, ma raggiunto dopo poco anche degli amici della vittima che lo avrebbero ferito con un coltello al polpaccio. Il 16 luglio il processo per i reati di minacce e “deformazione dell’aspetto della persona” per lo sfregio permanente del viso.
La condanna
Complice una recentissima sentenza della Corte Costituzionale, che ha permesso di ridurre fino a un terzo la pena per il delitto di “deformazione dell’aspetto” nei casi considerati meno gravi e l’avvenuto pagamento di poco più di ventimila euro alla vittima (che ha consentito l’applicazione di un’ulteriore attenuante), l’imputato (difeso dall’avvocato Aldo Pardo) ha, infatti, concordato la pena di un anno e dieci mesi di reclusione, con pena sospesa.
La parte offesa, che si era costituita parte civile con l’avvocato Stefano Simion di Treviso, rimane intenzionata a chiedere in sede civile il risarcimento del danno nella sua interezza, considerata la gravità delle lesioni riportate: «Al di là della qualificazione giuridica del fatto e dell’entità della pena alla quale è stato condannato l’imputato - spiega l’avvocato Simion -, circostanze sulle quali la parte civile è giustamente solo spettatrice, va detto che il fatto è sicuramente grave e il mio assistito ha subito un danno certamente maggiore di quello che l’imputato ha inteso spontaneamente risarcire. Sarà valutata l’opportunità, quindi, di promuovere un’apposita azione civile per il ristoro del residuo». —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso