«Cediamo l'Appiani a Unicredit»
Fondazione Cassamarca, l'idea di Serena di fronte all'aumento di capitale

Qui sopra la nuova area Appiani A sinistra Dino de Poli
«Cediamo l'Appiani a Unicredit». Se la banca varerà in futuro un nuovo aumento di capitale, come più volte caldeggiato dagli operatori finanziari, Fondazione Cassamarca potrebbe partecipare conferendo immobili. Una proposta lanciata dal consigliere Marco Serena, pronto a presentare l'idea al presidente di Fondazione Dino De Poli.
«Se ce lo chiedono partecipiamo all'aumento in natura cedendo l'Appiani - lancia Serena - loro accrescerebbero il patrimonio e noi manterremo la partecipazione riequilibrando i conti». Per correre in aiuto della banca potrebbe servire un nuovo sforzo finanziario da parte degli azionisti, tra cui Cassamarca, che detiene una quota di circa lo 0,7% del capitale del gruppo bancario. «Fondazione è già impegnata nella vendita di una parte del suo patrimonio e i soldi liquidi non basterebbero per nuove operazioni di finanza straordinaria - spiega Serena - Dopo tutto quello che abbiamo fatto per Unicredit, però, credo sia giusto che vengano accettati conferimenti in natura, come immobili, di cui Cassamarca non difetta, che potrebbero entrare nel ramo immobiliare gestito dalla banca. Tramite questa operazione potremmo cedere l'Appiani, riducendo i nostri costi di gestione e la tassazione, offrendo in cambio un ingente cash flow alla banca che potrà contare sugli affitti garantiti dai tanti enti pubblici passati nella cittadella dei servizi. Un gioco che ci permetterebbe eventualmente di incrementare la partecipazione liberando risorse e cancellando gravosi impegni legati all'immobiliare. Raggiungeremo così la giusta serenità per tornare a fare la fondazione concentrandoci sulle esigenze del territorio». Le voci sull'aumento hanno procurato un nuovo allarme a piazza San Leonardo, dove il presidente di Fondazione Cassamarca sta varando un nuovo piano di dismissioni per recuperare liquidità. «Se ci arriverà la richiesta di partecipare ad una ricapitalizzazione pro quota porterò in consiglio il mio voto contrario - afferma Ferruccio Bresolin, consigliere di Fondazione - siamo ormai ad una quota residuale rispetto a Cariverona e ai soci libici. Se non partecipiamo la nostra quota non verrà diluita di molto e potremmo invece ottenere un certo beneficio sul prezzo delle azioni, che dopo operazioni così crescono di valore». (e.l.t.)
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