Ceccato, giù l’area devastata dal rogo

Il Comune autorizza la demolizione del capannone distrutto dalle fiamme nel settembre 2015, seguirà la ricostruzione
Ferrazza Castelfranco RIPRESE CON DRONE incendio Ceccato il giorno dopo ancora fiamme all'interno
Ferrazza Castelfranco RIPRESE CON DRONE incendio Ceccato il giorno dopo ancora fiamme all'interno

CASTELFRANCO. La Ceccato Recycling rinasce dalle ceneri del devastante incendio scatenatosi il 26 settembre 2015. O meglio, rinasce il capannone distrutto dal fuoco, perché l’attività dell’azienda in via dell’Economia di fatto non si è mai fermata, continuando nell’altro capannone che non era stato interessato dalle fiamme. Il Comune ha infatti concesso il permesso a demolire e a ricostruire sull’area interessata, rispondendo così alla richiesta presentata dall’azienda all’inizio di quest’anno. Ora può considerarsi definitivamente chiusa quella drammatica vicenda che ha procurato all’azienda di cui è titolare Giovanni Ceccato milioni di euro di danni. Il caso era stato archiviato dalla Procura di Treviso ancora nel marzo 2016, sei mesi dopo l’incendio, chiudendo il fascicolo aperto senza indicare alcun responsabile del rogo mentre erano in corso le operazioni di spegnimento, durate più giorni, grazie all’incessante lavoro dei vigili del fuoco. Impossibile stabilire le cause e, se si sia trattato di dolo o incidente, è destinato a rimanere un mistero. Le fiamme avevano cominciato a divampare intorno a mezzogiorno del 26 settembre 2015, in una giornata in cui l’azienda era chiusa e i macchinari spenti. A dare l’allarme alcuni operai che lavoravano nelle aziende nelle vicinanze. La colonna di fumo nero era visibile a chilometri di distanza, ma oltre al fuoco c’era un altro allarme. Era infatti forte la preoccupazione che si fossero diffuse sostanze pericolose nell’atmosfera, con conseguenti rischi per la popolazione, anche se il capannone interessato conteneva rifiuti non pericolosi. Immediatamente dal Comune erano state diramate le indicazioni del caso: non uscire di casa ed evitare di sostare nei paraggi dell’azienda, anche quando l’incendio principale era stato domato. Continuavano ad ardere però i cumuli di rifiuti, finché dopo giorni, le squadre dei vigili del fuoco sono riuscite a spegnere anche queste, con un continuo ricambio che ha visto impiegare oltre cinquanta uomini. La risposta circa il dilemma di un eventuale inquinamento arriverà una decina di giorni dopo l’incendio: nessun rischio, i valori sui prelevamenti compiuti dall’Arpav per individuare idrocarburi policiclici aromatici, furani e diossine erano ritenuti non significativi in termine di pericolosità di salute pubblica, sia nell’aria che nell’acqua. Ma c’era chi voleva vederci più chiaro, come il Movimento 5 Stelle castellano che aveva avviato una raccolta di fondi per fare delle controanalisi, soprattutto in riferimento ad inquinanti presenti negli ortaggi coltivati nei pressi dell’azienda. Ma anche queste avevano dato, fortunatamente, esito negativo. Intanto l’azienda stava reagendo al disastro: già appena ripristinate le condizioni di sicurezza, gli operai erano tornati a lavorare nell’altro capannone. Una volontà espressa fin dalle ore successive all’incendio dai vertici dell’azienda.

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