Castelfranco, il primario di Gastroenterologia va in pensione

Ha guidato per 14 anni il reparto di Gastroenterologia a Castelfranco. «Ottima squadra, diagnosi importanti, cruccio delle attese»

CASTELFRANCO. Ha guidato per oltre quattordici anni il reparto di Gastroenterologia del San Giacomo. Anzi, si potrebbe dire che il reparto è nato proprio con lui. Per il primario Domenico Madia è arrivato il momento della pensione. Ieri il suo ultimo giorno di servizio, trascorso in ferie mentre si reca in vacanza nella sua terra natale, la Calabria. Il contributo da lui dato alla sanità castellana è importante sul fronte della sua specializzazione. Il reparto oggi esegue ben 17 mila esami all’anno ed è stato tra i primi in Veneto a promuovere lo screening per i neocinquantenni per prevenire il tumore al colon-retto. In più il reparto ha punte medie di occupazione di posti letto pari al 110 per cento con punte del 140 per cento. Ciò vuol dire pescare sistematicamente posti letto da altri reparti.

Un segnale della qualità del servizio offerto. Ma Domenico Madia è ben lungi da attribuirsene tutto il merito. «Il successo di un reparto ospedaliero l si costruisce nel tempo», dice, «e a Castelfranco lo si deve a quattro medici: Giorgio Mastrapasqua, Guido Valmachino, Domenico Infantolino e Sergio Bertazzo. La Gastroenterologia all’epoca era sotto Medicina Interna: grazie a loro ha assunto sempre di più un proprio carattere, occupandosi poi dei tumori al fegato, delle epatiti B e C. Già da allora si offriva un servizio di reperibilità notturna per le endoscopie urgenti, grazie ai volontari».

Madia usa il plurale, ma il volontario era lui. «Ho avuto la fortuna di avere con me una squadra affiatata e a questa va dato il merito dei risultati raggiunti. Come un numero di giorni di degenza tra i più bassi, contemporaneamente diagnosi dal valore economico tra i più alti del Veneto, ovvero diagnosi importanti». Ora che lascia l’incarico, quale sarà il destino di Gastroenterologia, anche alla luce del fatto che proprio questa specializzazione oncologica è il primo reparto attivato dallo Iov al San Giacomo?

«Ci sarà un nuovo primario, ovviamente. Sarà da capire come verrà distribuito il carico degli esami, tenendo presente che lo Iov ha obiettivi diversi da quello di un reparto ospedaliero», risponde. Gli rimane però una preoccupazione: le liste di attesa: «Sono lunghe perché ci sono molte richieste. Si può intervenire solo aumentando il personale, oppure applicando le linee guida. Purtroppo il 50 per cento delle richieste di prestazioni spesso non sono appropriate». 
 

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