Cassanego, il piccolo borgo che si ritrova a casa dell’oste

la storia
Una messa come occasione di visibilità per il piccolo borgo di Cassanego, per chiamare la gente da giù, come se questo “giù” non fosse solo a una manciata di chilometri. Ma in effetti a Cassanego, piccola località di Borso, sembra davvero di essere molto lontani da tutto e il silenzio dopo il tramonto è davvero quello dei tempi andati, in cui non si aveva bisogno di chiudere a chiave l’uscio di casa.
Il borgo conta oggi 45 famiglie «ma si sta spopolando, sia per le politiche edilizie davvero poco lungimiranti delle varie amministrazioni, che non avrebbero dovuto permettere certe costruzioni, ma solo restauri conservativi», dice Luciano, «sia perché la gente oggi fa fatica a condividere un cortile». Così, dopo la messa alle 18 di oggi nella piccola chiesetta di Sant’Eurasia, sempre aperta per i pochi visitatori, ma con una sola messa all’anno, Luciano Ziliotto inivita tutti a casa sua, il “Rifugio Cassanego”, che la sua famiglia gestisce dal 1961. Una vecchia stalla, dentro si possono ancora vedere “i boccaroi” per le vacche. Fino a pochi anni fa al Rifugio finiva la strada, ad eccezione di una mulattiera per il Grappa.
Qui non si acquista solo il cibo, ma anche quattro ciaccole del padrone di casa e della sorella Maria, ex direttrice dell’ufficio postale, e la gente viene a informarsi, ad ascoltare i racconti di Luciano, oste di altri tempi, mentre una pila di piatti e bicchieri, degna del miglior “Fantasia”, rimane a guardare impassibile. «Forse», continua Luciano, «essere riconosciuti a suo tempo come frazione di Borso e non solo come strada, avrebbe dato un altro corso al nostro borgo». —
M.E.T.
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