Caso Ebg ed Ebg Group, un impresario di Treviso: «Prima estromesso poi liquidato con fatture false»

TREVISO. «Il consorzio prima mi ha estromesso, poi ha emesso delle fatture false quando invece aveva dei debiti nei miei confronti».
A parlare è un imprenditore trevigiano che ha presentato due denunce per truffa a carico del Consorzi stabili Ebg ed Ebg Group. La sua azienda era entrata a farne parte, come altre del Veneto e del sud Italia, con l’obiettivo di allargare gli affari, grazie alla maggiore capacità di penetrazione negli appalti pubblici che può avere un consorzio stabile rispetto ad una piccola e media impresa che agisce da sola.
appalti nelle sedi bankitalia
Tanto che Ebg, la quale all’epoca non era ancora finita nel mirino delle prefetture e delle interdittive antimafia, era riuscita a ottenere l’appalto per la manutenzione straordinaria delle filiali della Banca d’Italia in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia.
Lavoro che però, come sempre avviene, il Consorzio non poteva svolgere da solo in quanto non aveva personale; al massimo ha avuto un paio di dipendenti amministrativi. Da qui l’affido dei lavori ad un’azienda consorziata trevigiana per circa tre milioni di euro.
Lavori che ha svolto fino a quando improvvisamente a fine del 2019 è stata cacciata da quello stesso consorzio, a sua detta, «senza alcuna valida motivazione». Fatto sta che dopo un breve e timido tentativo di trattativa per ricomporre la frattura, l’azienda trevigiana che fino a quel momento aveva lavorato nelle sedi della Banca d’Italia si è vista recapitare un decreto ingiuntivo per circa 160mila euro. Spese che Ebg avrebbe affrontato all’interno del cantiere a titolo di anticipo.
Ma per l’impresa trevigiana qualcosa non tornava, «eravamo noi a lavorare nel cantiere, non loro; perché avrebbero dovuto affrontare delle spese? Quelle spese in realtà le avevamo fatte noi».
Tanto che alcuni mesi dopo l’impresa trevigiana ha ottenuto dal Tribunale un decreto ingiuntivo di quasi 50 mila euro nei confronti del consorzio Ebg.
«Ma noi avanziamo ancora molti soldi, circa 350 mila euro», ribadiscono dall’impresa. Una vicenda che ha portato a una denuncia per truffa a carico di Ebg, e a un’altra gemella, a carico di Ebg Group, per un cantiere in Toscana in cui i fatti si sono svolti similmente.
testa, amministrazione e cassa
I Consorzi Stabili sono al tempo stesso la testa, l’amministrazione e la cassa che riceve i pagamenti per le imprese che ad essi aderiscono. Non sono però, quasi mai, le braccia. Sono delle aziende, con autonomia, che hanno bisogno di almeno tre soci per essere istituite.
Si reggono sul sistema delle attestazioni Soa, ovvero le certificazioni che ogni singola azienda ottiene in base alla propria struttura. In pratica la Soa, che è condizione necessaria per partecipare agli appalti pubblici, stabilisce che tipo di lavori una singola azienda può svolgere e di quale valore.
Ci sono diversi gradi, il più basso è fino ai 258mila euro, il più alto oltre i 15,5 milioni. Il vantaggio del Consorzio Stabile è che può partecipare agli appalti sommando le Soa di tutte le imprese che hanno aderito ad esso, e a loro volta le imprese possono partecipare ad appalti molto più grossi di quanto potrebbero fare da sole. I requisiti in capo al Consorzio sono infatti utilizzabili anche dalle imprese che ne fanno parte. E quindi un’azienda può partecipare a gare d’appalto per tutte le Soa possedute dal Consorzio, pur non avendo direttamente la certificazione.
Ovviamente dovrà poi lavorare con le imprese che hanno le Soa richieste. Insomma un idraulico può vincere un appalto per il rifacimento complessivo di un edificio, grazie alle partecipazione al Consorzio Stabile, o un elettricista quello per la sistemazione di una strada in cui dovrà anche andare a fare l’impianto di illuminazione pubblica.
il coltello dalla parte del manico
Però, quando partecipa e vince l’appalto è il Consorzio ad essere pagato, e gira poi la somma a chi ha lavorato effettivamente nel cantiere. Oltre a questo si tiene una percentuale, variabile tra il 3 e l’8% degli appalti che le imprese vincono grazie alla loro partecipazione al Consorzio stesso. Insomma la condivisione delle competenze ha un costo. Il punto critico della struttura è che l’amministratore, che sia uno o più di uno, può decidere di ammettere o escludere un consorziato; e, ovviamente, pagare o meno le aziende che hanno lavorato. —
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