Casa Barbarella tre anni dopo è ancora un contenitore vuoto

Il Comune spese 700 mila euro per rimettere a nuovo l’edificio, sia all’interno che all’esterno ma il progetto di realizzarvi un incubatore per giovani imprenditori è rimasto lettera morta
Di Daniele Quarello

CASTELFRANCO. Casa Barbarella, a 3 anni dal restauro, rimane un incubatore vuoto. La storica villa in centro a Sant’Andrea oltre il Muson rimane ad oggi priva di utilizzo. Eppure il restauro è costato non poco al Comune. Furono spesi complessivamente oltre 700 mila euro per rimettere a nuovo l’immobile, dentro e fuori.

I lavori sono terminati nel 2013, da allora però non è ancora stato deciso come utilizzare la struttura, dotata tra l’altro di ampi spazi sia interni che esterni. Il caso è sollevato ancora una volta dal Comitato Frazionale di Sant’Andrea, che nella relazione di fine anno 2015 e apertura 2016 sottolinea la necessità di trovare una funzione per questo storico edificio. «Dovremmo come Comitato Frazionale prima di tutto avere la gestione della sala grande – spiega Roberto Stangherlin, presidente del Comitato Frazionale - e poi iniziare una seria riflessione su come rilanciare sia l’immobile stesso sia lo spazio verde adiacente che potrebbe essere sfruttato per iniziative a carattere culturali e sociali non solo per la frazione ma anche per la città». Finora l’unica parte utilizzata è una pertinenza della villa, situata fronte strada, sfruttata come ambulatorio dal medico di base della frazione (solamente in alcuni giorni della settimana). Il resto dello stabile è chiuso, seppur restaurato. Il Comitato Frazionale ha ottenuto la possibilità di usare la sala riunioni, ma tutte le altre stanze (una decina distribuite su 2 piani) sono ancora prive di utilizzo. L’avvio del restauro dell’immobile, rimasto per anni in stato di abbandono, era stato fatto durante il governo di Maria Gomierato. Il progetto originario voluto dall’ex sindaca prevedeva la realizzazione di alcuni alloggi di edilizia residenziale pubblica (l’immobile era di proprietà dell’Aeep). I lavori partirono, tuttavia l’amministrazione successiva guidata da Luciano Dussin decise di modificare il progetto, cambiando la destinazione d’uso. Niente più alloggi popolari, ma solamente spazi finalizzati all’uso per attività, riunioni, eventi, mostre. Insomma ad uso pubblico. Questo cambio della destinazione d’uso in corso portò ad una maggiorazione dei costi. Il Comune dovette spendere 121 mila euro in più, proprio a causa del cambiamento di progetto, e pagarli all’azienda incaricata dei lavori per evitare di essere trascinato in tribunale. I lavori si conclusero nel 2013. La giunta assicurò che l’immobile sarebbe stato utilizzato per attività di pubblica utilità. Ma a parte l’ambulatorio del medico nella pertinenza fronte strada, finora Casa Barbarella è rimasta vuota e priva di utilizzo. L’ipotesi di realizzare uno spazio di co-working per giovani imprenditori in collaborazione con le associazioni di categoria venne ventilato, ma mai realizzato.

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