Cantina “svuotata” di 5,5 milioni di euro In tre a processo

Accusa di bancarotta fraudolenta per i vertici dell’azienda Contestate anche fatture inesistenti per oltre 17,5 milioni
Di Fabio Poloni

VIDOR. Si sono intascati oltre cinque milioni e mezzo di euro, secondo la Procura. Un mare di soldi, drenati dall’azienda vinicola “Cantina Srl” sull’orlo del fallimento. Ora sono finiti a processo in tre, con l’accusa di bancarotta fraudolenta in concorso: Bruna Giuseppina Bernardi, il marito Cesare Grossi e Barbara Ranieri. Come se non bastasse, ci sarebbero anche circa 17,5 milioni e mezzo di euro di fatture relative a operazioni inesistenti, emesse nel triennio 2006-2008 allo scopo (sempre secondo la Procura della Repubblica di Treviso) di evadere l’Iva.

La richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero è stata accolta dal giudice per l’udienza preliminare: per il tre ora si avvicina il processo. Il curatore fallimentare si è costituito parte civile: ha già chiesto un risarcimento “prudenziale” di sei milioni di euro.

La società Cantina Srl, già Aziende Agroindustriali Conti Bernardi Srl, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Treviso il 9 giugno del 2010. Secondo l’accusa formulata dalla Procura, i tre imputati avrebbero «distratto» al fallimento la somma di 1.015.000 euro tramite anticipi effettuati nel 2007 a favore di Cesare Grossi. A motivare questa uscita superiore al milione di euro erano stati presunti «acconti per immobilizzazioni» che, secondo la Procura, non avevano alcuna giustificazione. L’operazione di “drenaggio” più consistente, secondo l’accusa, riguarda quattro milioni e mezzo di euro sottratti all’azienda sull’orlo del fallimento tramite anticipi all’azienda agricola di Cesare Grossi, e successivamente cedendo parte del credito (oltre 2,2 milioni di euro) alla società Collina Srl, riferibile anch’essa a Bruna Bernardi e Cesare Grossi. Infine, sempre secondo le contestazioni mosse dal pubblico ministero, i tre amministratori avrebbero aggravato lo stato di dissesto della società evitando di chiedere il fallimento, nonostante alla chiusura del bilancio 2008 l’azienda vitivinicola segnasse già un passivo di oltre 2,7 milioni di euro.

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