Cantiere aperto a tutti per vedere la casa di paglia

MOGLIANO. Addio mattoni, cemento e costosi impianti di regolazione termica: a Campocroce è ormai realtà una delle prime case in paglia, legno e terra, della provincia di Treviso. A realizzarla è un team di professionisti appassionati di bioedilizia che collabora ormai da 15 anni, con sede a Badoere: sabato 24 settembre il loro cantiere, in via del Molino, aprirà le porte a tutti i cittadini interessati. Sarà dunque possibile curiosare, chiedere approfondimenti tecnici e verificare con mano come quella delle case in paglia non sia più solo un'utopia, ma una pratica costruttiva ormai consolidata. «L'anno scorso» spiega l'architetto Renzo Boin, uno dei responsabili del gruppo "Legnoterrapaglia" «in tutta Italia sono state costruite circa 200 case, l'anno prima erano solo cinque o sei. C'è stata una vera esplosione di questa tecnica ed è un fatto di rilevanza europea. L'anno scorso si è svolto a Parigi un grande evento fieristico, il prossimo anno gli specialisti di questo settore si daranno appuntamento a Venezia». In questa sede, l'esperienza di Campocroce, frazione di Mogliano, è destinata certamente a fare scuola. L'abitazione sorge immersa nella campagna vicino al fiume Zero, 160 metri quadri, due piani, tetto in legno e pareti ancora al grezzo fatte con grandi blocchi di paglia. «I vantaggi di questo materiale sono tantissimi» spiega Boin «è possibile costruire una casa con costi più bassi, ma rispetto alle aziende che realizzano un'abitazione in 15 giorni in edilizia convenzionale, è sulle finiture e sulle manutenzioni che si realizzano i veri risparmi. L'intonaco viene realizzato in argilla, quasi sempre ricavata sul posto, non è necessario un impianto di riscaldamento, solo una stufa in casi di freddi invernali eccezionali». Traspirabilità dei muri per rendere l'ambiente più salubre, notevole capacità di isolamento termico e acustico, basso impatto ecologico e, tema più che mai d'attualità, ottime prestazioni antisismiche: quella delle case in paglia, paradossalmente, è un'architettura di frontiera. I primi ad avventurarsi in questo settore furono, nella seconda metà 1800, i pionieri americani giunti nelle vaste praterie dello stato del Nebraska, dove scarseggiavano pietre e legname. Cosa ha spinge oggi i committenti del ventunesimo secolo a sperimentare queste nuove tecniche? «La volontà di approfondire questo argomento» spiega l'architetto «è nata da una discussione casuale, poi noi siamo stati contattati e abbiamo elaborato questo progetto, per noi è il primo nella provincia di Treviso. Abbiamo deciso di aprire il cantiere a chi è interessato per spiegare da vicino l'origine, la storia e il senso di questa tecnica. Quando si entra la sensazione di benessere è indescrivibile»
Matteo Marcon
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