«Canone concordato, questo sconosciuto»
«Poco sostegno da parte dei Comuni per diffondere gli affitti a canone concordato». Sunia e Uppi non hanno dubbi: è uno strumento che potrebbe aiutare gli inquilini e i proprietari, ma in pochi nel pubblico ci hanno fino ad ora creduto. «Spesso sindaci e assessori non sanno nemmeno di cosa si stia parlando. Mentre sono contratti inseriti in un sistema normativo specifico, che aiuterebbe per esempio anche a favorire il ripopolamento di alcune aree», spiega Alessandra Gava. Nel concreto i contratti a canone concordato sono dei 3+2, in cui il proprietario in cambio di una cedolare secca al 10% invece che al 21%, e di uno sconto del 25% dell’Imu, garantisce all’inquilino un affitto un po’ più basso. Quanto viene stabilito attraverso delle tabelle basate su parametri precisi, come metratura, posizione, data di costruzione, e efficienza energetica. «Montebelluna è il caso più brillante, dove il Comune ha mandato una lettera a tutti spiegando che c’era questa possibilità; e ci ha dato un ufficio per gestire le richieste», continua Gava. Da sensibilizzare ora sono anche le agenzie immobiliari. «Anche loro stanno capendo che può funzionare. E di fronte a cittadini più informati devono adeguare contratti». (f.c.)
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